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Vivere non è un reato

pp. 135
Anno 2020 (ottobre)
ISBN 9788869481703

12,00 

descrizione

Vivere non è un reato
Lavoro ambulante e diritto alla città
Introduzione e cura di Gennaro Avallone e Daouda Niang

Il commercio ambulante è un lavoro. Non è né un’emergenza di ordine pubblico né un’attività residuale. In Italia è svolto da un poco più di 200 mila persone, di cui circa la metà di cittadinanza straniera. Nonostante la sua rilevanza e l’ampio numero di operatori e consumatori che coinvolge, troppo facilmente chi lo esercita non è riconosciuto come lavoratore/lavoratrice autonomo. E altrettanto facilmente, soprattutto se si tratta di cittadini stranieri o di persone dalla pelle scura, questa attività è denigrata se non criminalizzata e definita con un lessico e azioni che non attengono alle politiche del riconoscimento e della regolamentazione, ma a quelle della pubblica sicurezza: controlli, repressione, sgomberi, allontanamenti, sequestri.
Il lavoro ambulante, in particolare se esercitato da stranieri, chiama in causa il diritto alla città, la sua definizione e la possibilità di esercitarlo. Al tempo stesso, richiama l’attenzione sulla natura delle politiche urbane e sulle loro finalità, sempre più volte a favorire alcune forme di consumo e turismo a svantaggio dell’inclusione e della democrazia.
L’insieme delle conoscenze e delle esperienze di vita che si condensano in questo libro, in parte esito di un percorso più ampio, costituiscono un contributo importante per comprendere le condizioni oggettive e soggettive del lavoro ambulante, oggi particolarmente colpito dalla pandemia in corso. Assumendo, quindi, un punto di vista solitamente ignorato dalle cronache e dai discorsi ufficiali, membri di associazioni senegalesi e ambulanti immigrati, ricercatrici e ricercatori giovani e meno giovani, attivisti e attiviste ne propongono una lettura che si intreccia con un’analisi delle politiche urbane e dei dispositivi di razzismo sociale e istituzionale che governano le società contemporanee, compresa la nostra.

Contributi di Yasmine Accardo, Gennaro Avallone, Martina D’Amato, Ndèye Isseu Ly, Yoan Molinero Gerbeau, Daouda Niang, Pierre Preira, Marianna Ragone, Zakaria Sajir, Tran

Gennaro Avallone è ricercatore in sociologia dell’ambiente e del territorio presso l’Università di Salerno. Tra le sue pubblicazioni: Sfruttamento e resistenze (2017) e Liberare le migrazioni. Lo sguardo eretico di Abdelmalek Sayad (2018), entrambi per i nostri tipi.
Daouda Niang è mediatore culturale e presidente dell’Associazione senegalesi di Salerno.

un assaggio

Vivere non è un reato
Lavoro ambulante e diritto alla città
Introduzione e cura di Gennaro Avallone e Daouda Niang

Il commercio ambulante è un lavoro. Non è né un’emergenza di ordine pubblico né un’attività residuale. In Italia è svolto da un poco più di 200 mila persone, di cui circa la metà di cittadinanza straniera. Nonostante la sua rilevanza e l’ampio numero di operatori e consumatori che coinvolge, troppo facilmente chi lo esercita non è riconosciuto come lavoratore/lavoratrice autonomo. E altrettanto facilmente, soprattutto se si tratta di cittadini stranieri o di persone dalla pelle scura, questa attività è denigrata se non criminalizzata e definita con un lessico e azioni che non attengono alle politiche del riconoscimento e della regolamentazione, ma a quelle della pubblica sicurezza: controlli, repressione, sgomberi, allontanamenti, sequestri.
Il lavoro ambulante, in particolare se esercitato da stranieri, chiama in causa il diritto alla città, la sua definizione e la possibilità di esercitarlo. Al tempo stesso, richiama l’attenzione sulla natura delle politiche urbane e sulle loro finalità, sempre più volte a favorire alcune forme di consumo e turismo a svantaggio dell’inclusione e della democrazia.
L’insieme delle conoscenze e delle esperienze di vita che si condensano in questo libro, in parte esito di un percorso più ampio, costituiscono un contributo importante per comprendere le condizioni oggettive e soggettive del lavoro ambulante, oggi particolarmente colpito dalla pandemia in corso. Assumendo, quindi, un punto di vista solitamente ignorato dalle cronache e dai discorsi ufficiali, membri di associazioni senegalesi e ambulanti immigrati, ricercatrici e ricercatori giovani e meno giovani, attivisti e attiviste ne propongono una lettura che si intreccia con un’analisi delle politiche urbane e dei dispositivi di razzismo sociale e istituzionale che governano le società contemporanee, compresa la nostra.

Contributi di Yasmine Accardo, Gennaro Avallone, Martina D’Amato, Ndèye Isseu Ly, Yoan Molinero Gerbeau, Daouda Niang, Pierre Preira, Marianna Ragone, Zakaria Sajir, Tran

Gennaro Avallone è ricercatore in sociologia dell’ambiente e del territorio presso l’Università di Salerno. Tra le sue pubblicazioni: Sfruttamento e resistenze (2017) e Liberare le migrazioni. Lo sguardo eretico di Abdelmalek Sayad (2018), entrambi per i nostri tipi.
Daouda Niang è mediatore culturale e presidente dell’Associazione senegalesi di Salerno.

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