Fabrizio Denunzio
Ospitalità e spirito del capitalismo
Teorie, storie, istituzioni
La globalizzazione ha intensificato i movimenti migratori internazionali negli ultimi cinquant’anni, portando all’attenzione delle coscienze e delle istituzioni il problema dello straniero. Di certo, l’Occidente non si è fatto trovare impreparato di fronte all’evento visto che, almeno dal xvi secolo in poi, aveva già messo a punto una serie di funzioni disciplinari con cui imbrigliare, addomesticare e sottomettere ogni forma di alterità: economica (i poveri), di genere (le donne) e di razza (i primi popoli colonizzati delle Americhe).
Il libro parte dal dibattito filosofico contemporaneo sul concetto di “ospitalità”, fortemente segnato dall’opera di Jacques Derrida, per poi rintracciare negli studi storici e sociologici classici sulla nascita del capitalismo alcuni dei momenti cruciali che hanno segnato l’inconciliabilità essenziale tra il suo spirito e ogni forma di accoglienza dell’altro. Un’accoglienza che non fosse mediata dall’internamento e dal profitto, ma, ancor più profondamente, dalla necessità di ridurre l’altro in modo gerarchico e verticale ai suoi valori, quelli del mercato. A tale riguardo rimane esemplare il trattamento che le borghesie europee riservarono ai poveri in ‘odore’ di peste in città come Troyes, Venezia e Parigi tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento.
La ricerca si chiude con un primo abbozzo d’indagine sulla storia del movimento operaio e sulle forme inedite di accoglienza di cui si è fatto protagonista.
Fabrizio Denunzio è professore associato di Sociologia dei processi culturali presso l’Università degli Studi di Salerno dove insegna anche Comunicazione e cultura dell’ospitalità. Ha tradotto saggi di P. Macherey, R. Williams, C. Lévi-Strauss, R.K. Merton e L. A. Coser. Tra i suoi lavori si segnalano L’inconscio coloniale delle scienze umane (Orthotes, 2018) e, con Ottavia Salvador, Morti senza sepoltura (ombre corte, 2019).
Fabrizio Denunzio
Ospitalità e spirito del capitalismo
Teorie, storie, istituzioni
La globalizzazione ha intensificato i movimenti migratori internazionali negli ultimi cinquant’anni, portando all’attenzione delle coscienze e delle istituzioni il problema dello straniero. Di certo, l’Occidente non si è fatto trovare impreparato di fronte all’evento visto che, almeno dal xvi secolo in poi, aveva già messo a punto una serie di funzioni disciplinari con cui imbrigliare, addomesticare e sottomettere ogni forma di alterità: economica (i poveri), di genere (le donne) e di razza (i primi popoli colonizzati delle Americhe).
Il libro parte dal dibattito filosofico contemporaneo sul concetto di “ospitalità”, fortemente segnato dall’opera di Jacques Derrida, per poi rintracciare negli studi storici e sociologici classici sulla nascita del capitalismo alcuni dei momenti cruciali che hanno segnato l’inconciliabilità essenziale tra il suo spirito e ogni forma di accoglienza dell’altro. Un’accoglienza che non fosse mediata dall’internamento e dal profitto, ma, ancor più profondamente, dalla necessità di ridurre l’altro in modo gerarchico e verticale ai suoi valori, quelli del mercato. A tale riguardo rimane esemplare il trattamento che le borghesie europee riservarono ai poveri in ‘odore’ di peste in città come Troyes, Venezia e Parigi tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento.
La ricerca si chiude con un primo abbozzo d’indagine sulla storia del movimento operaio e sulle forme inedite di accoglienza di cui si è fatto protagonista.
Fabrizio Denunzio è professore associato di Sociologia dei processi culturali presso l’Università degli Studi di Salerno dove insegna anche Comunicazione e cultura dell’ospitalità. Ha tradotto saggi di P. Macherey, R. Williams, C. Lévi-Strauss, R.K. Merton e L. A. Coser. Tra i suoi lavori si segnalano L’inconscio coloniale delle scienze umane (Orthotes, 2018) e, con Ottavia Salvador, Morti senza sepoltura (ombre corte, 2019).