Hannah Arendt
Lavoro, opera, azione
Le forme della vita attiva
Traduzione, introduzione e cura di Guido D. Neri
Postfazione di Ilaria Possenti
“Nel breve tempo di cui dispongo, vorrei sollevare una questione che può sembrare strana: in che consiste una vita attiva? Cosa facciamo quando siamo attivi? Nel sollevare questa questione assumerò come valida l’antica distinzione tra due modi di vita, tra una vita contemplativa e una vita activa, distinzione che incontriamo nella nostra tradizione di pensiero filosofico e religioso fino alle soglie dell’epoca moderna. E presupporrò che parlando di contemplazione e di azione non ci riferiamo soltanto a determinate facoltà umane, ma a due modi distinti di vita”. Così Hannah Arendt in apertura a Lavoro, opera, azione, testo della relazione che presentò nel 1964 a un convegno tenutosi presso l’Università di Chicago.
Come scrive Guido D. Neri nella introduzione, nelle sue parti esso corrisponde puntualmente ai capitoli centrali dell’opera più densa della Arendt, apparsa nel 1958 negli Stati Uniti con il titolo The Human Condition e nota in Italia come Vita activa. L’analisi fenomenologica di queste tre forme di comportamento – che nel loro variabile intreccio danno una chiave dell’esistenza storica umana –, sciolte dalle numerose digressioni che infittiscono l’opera maggiore, costituisce una esposizione chiara e sintetica del pensiero della filosofa tedesca attorno ad alcuni temi centrali della sua riflessione non solo teorica.
Hannah Arendt (Hannover 1906 - New York 1975). Allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers, nel 1933 dovette emigrare in Francia a causa delle persecuzioni contro gli ebrei. Dal 1941 ha insegnato nelle più prestigiose università degli Stati Uniti. Tra le sue opere tradotte in italiano: Le origini del totalitarismo (Edizioni di Comunità, 1996); Vita activa (Bompiani, 1989); Rahel Varnhagen (il Saggiatore, 1988); La banalità del male, Feltrinelli, Milano 1995; Sulla rivoluzione (Edizioni di Comunità, 1983); Politica e menzogna (SugarCo, 1985); La vita della mente (il Mulino, 1987).
Hannah Arendt
Lavoro, opera, azione
Le forme della vita attiva
Traduzione, introduzione e cura di Guido D. Neri
Postfazione di Ilaria Possenti
“Nel breve tempo di cui dispongo, vorrei sollevare una questione che può sembrare strana: in che consiste una vita attiva? Cosa facciamo quando siamo attivi? Nel sollevare questa questione assumerò come valida l’antica distinzione tra due modi di vita, tra una vita contemplativa e una vita activa, distinzione che incontriamo nella nostra tradizione di pensiero filosofico e religioso fino alle soglie dell’epoca moderna. E presupporrò che parlando di contemplazione e di azione non ci riferiamo soltanto a determinate facoltà umane, ma a due modi distinti di vita”. Così Hannah Arendt in apertura a Lavoro, opera, azione, testo della relazione che presentò nel 1964 a un convegno tenutosi presso l’Università di Chicago.
Come scrive Guido D. Neri nella introduzione, nelle sue parti esso corrisponde puntualmente ai capitoli centrali dell’opera più densa della Arendt, apparsa nel 1958 negli Stati Uniti con il titolo The Human Condition e nota in Italia come Vita activa. L’analisi fenomenologica di queste tre forme di comportamento – che nel loro variabile intreccio danno una chiave dell’esistenza storica umana –, sciolte dalle numerose digressioni che infittiscono l’opera maggiore, costituisce una esposizione chiara e sintetica del pensiero della filosofa tedesca attorno ad alcuni temi centrali della sua riflessione non solo teorica.
Hannah Arendt (Hannover 1906 - New York 1975). Allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers, nel 1933 dovette emigrare in Francia a causa delle persecuzioni contro gli ebrei. Dal 1941 ha insegnato nelle più prestigiose università degli Stati Uniti. Tra le sue opere tradotte in italiano: Le origini del totalitarismo (Edizioni di Comunità, 1996); Vita activa (Bompiani, 1989); Rahel Varnhagen (il Saggiatore, 1988); La banalità del male, Feltrinelli, Milano 1995; Sulla rivoluzione (Edizioni di Comunità, 1983); Politica e menzogna (SugarCo, 1985); La vita della mente (il Mulino, 1987).