Pierre Clastres
L'antropologia politica
Il potere e le società contro lo Stato
Prefazione di Miguel Abensour
Nelle due interviste qui raccolte (l’una del 1974, apparsa in “L’Ati-mythes”, l’atra raccolta da Raymond Bellour e pubblicata nel 1978), Clastres espone a grandi linee le sue idee e posizioni sulle questioni che l’hanno occupato per tutto la sua breve vita, come antropologo ed etnologo: il potere, la guerra e la violenza nelle società selvagge.
Clastres presenta le sue tesi rivoluzionare che daranno origine a nuovi paradigmi e a una nuova antropologia politica: le società cosiddette primitive sono effettivamente delle società senza Stato non per mancanza o carenza, ma per un rifiuto dello Stato, tanto che si possono definire non più semplicemente “società senza Stato” ma “società contro lo Stato”; lo studio delle tribù indigene dell’America del sud rivela che il capo selvaggio è dotato di prestigio ma non di potere – il che significa che nella società egli non dispone del potere di commandare e di trasformare gli altri membri della tribù in soggetti che obbediscono. Ma a Clastres non basta opporre le società senza Stato alle società con Stato: ci invita a una svolta copernicana che consiste nel far gravitare le società con Stato attorno alle società contro lo Stato, in modo da aprire e scoprire uno spazio di comprensione inedito e rinnovare da cima a fondo l’idea di politica.
Pierre Clastres (1934-1977), l’erede libertario di Levi-Strauss, come qualcuno l’ha definito, condusse ricerche originali presso i Guaraní, i Guayaki e i Chulupi. La sua fama, anche negli ambienti extra-accademici, è legata soprattutto ai saggi raccolti in La società contro lo Stato (1974). Tra i suoi lavori ricordiamo: Cronaca di una tribù. Il mondo degli indiani guayaki, cacciatori nomadi del Paraguay (Feltrinelli, 1980); Archeologia della violenza (Meltemi, 1998); Il grande parlare. Miti e canti sacri degli Indiani Guaraní (Mimesis, 2016); L’anarchia selvaggia (éleuthera, 2017).
Pierre Clastres
L'antropologia politica
Il potere e le società contro lo Stato
Prefazione di Miguel Abensour
Nelle due interviste qui raccolte (l’una del 1974, apparsa in “L’Ati-mythes”, l’atra raccolta da Raymond Bellour e pubblicata nel 1978), Clastres espone a grandi linee le sue idee e posizioni sulle questioni che l’hanno occupato per tutto la sua breve vita, come antropologo ed etnologo: il potere, la guerra e la violenza nelle società selvagge.
Clastres presenta le sue tesi rivoluzionare che daranno origine a nuovi paradigmi e a una nuova antropologia politica: le società cosiddette primitive sono effettivamente delle società senza Stato non per mancanza o carenza, ma per un rifiuto dello Stato, tanto che si possono definire non più semplicemente “società senza Stato” ma “società contro lo Stato”; lo studio delle tribù indigene dell’America del sud rivela che il capo selvaggio è dotato di prestigio ma non di potere – il che significa che nella società egli non dispone del potere di commandare e di trasformare gli altri membri della tribù in soggetti che obbediscono. Ma a Clastres non basta opporre le società senza Stato alle società con Stato: ci invita a una svolta copernicana che consiste nel far gravitare le società con Stato attorno alle società contro lo Stato, in modo da aprire e scoprire uno spazio di comprensione inedito e rinnovare da cima a fondo l’idea di politica.
Pierre Clastres (1934-1977), l’erede libertario di Levi-Strauss, come qualcuno l’ha definito, condusse ricerche originali presso i Guaraní, i Guayaki e i Chulupi. La sua fama, anche negli ambienti extra-accademici, è legata soprattutto ai saggi raccolti in La società contro lo Stato (1974). Tra i suoi lavori ricordiamo: Cronaca di una tribù. Il mondo degli indiani guayaki, cacciatori nomadi del Paraguay (Feltrinelli, 1980); Archeologia della violenza (Meltemi, 1998); Il grande parlare. Miti e canti sacri degli Indiani Guaraní (Mimesis, 2016); L’anarchia selvaggia (éleuthera, 2017).