pp. 124
Anno 2018 (nuova ristampa aprile 2021)
ISBN 9788869480263
10,00 €
David Harvey
Il capitalismo contro il diritto alla città
Con una intervista sulla “rivoluzione urbana”
Che cosa vuol dire “diritto alla città”? Questa domanda sembra inseparabile da una serie di altre questioni, quali ad esempio quelle relative al tipo di città che vogliamo, al tipo di persone che vogliamo essere, ai rapporti sociali cui aspiriamo, al rapporto che intendiamo promuovere con la natura, con le tecnologie che riteniamo convenienti. Il diritto alla città non può essere ridotto a un diritto individuale di accesso alle risorse concentrate nella città stessa: dev’essere piuttosto il diritto a cambiare noi stessi cambiando la città, in modo da renderla conforme ai nostri desideri più profondi. È perciò un diritto più collettivo che soggettivo, in quanto, per cambiare la città, è necessario esercitare un potere collettivo sul processo di urbanizzazione. In questa prospettiva, è importante descrivere e analizzare come, nel corso della storia, siamo stati modellati e rimodellati da un processo di urbanizzazione sempre più frenetico ed esteso, animato da potenti forze sociali e costellato da violenti fasi di ristrutturazione urbanistica, di “distruzioni creative”, così come da resistenze e rivolte a cui queste ristrutturazioni hanno dato origine.
Si può dunque cogliere l’assoluta attualità della tesi di Henri Lefebvre: il processo urbano è essenziale per la sopravvivenza del capitalismo. Il diritto alla città, ossia il controllo della stretta relazione fra urbanizzazione, produzione e uso delle eccedenze di capitale, deve diventare uno degli obiettivi principali delle lotte politiche anticapitaliste.
David Harvey è sociologo e politologo inglese. Dal 2001 insegna Antropologia alla Graduate Center della City University di New York. Tra i suoi lavori più recenti tradotti in italiano: L’enigma del capitale (Feltrinelli, 2011); Introduzione al Capitale (la casa Usher, 2012); Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo (Feltrinelli, 2014); Marx e la follia del capitale (Feltrinelli, 2017). Per i nostri tipi: Geografia del dominio (2018).
David Harvey
Il capitalismo contro il diritto alla città
Con una intervista sulla “rivoluzione urbana”
Che cosa vuol dire “diritto alla città”? Questa domanda sembra inseparabile da una serie di altre questioni, quali ad esempio quelle relative al tipo di città che vogliamo, al tipo di persone che vogliamo essere, ai rapporti sociali cui aspiriamo, al rapporto che intendiamo promuovere con la natura, con le tecnologie che riteniamo convenienti. Il diritto alla città non può essere ridotto a un diritto individuale di accesso alle risorse concentrate nella città stessa: dev’essere piuttosto il diritto a cambiare noi stessi cambiando la città, in modo da renderla conforme ai nostri desideri più profondi. È perciò un diritto più collettivo che soggettivo, in quanto, per cambiare la città, è necessario esercitare un potere collettivo sul processo di urbanizzazione. In questa prospettiva, è importante descrivere e analizzare come, nel corso della storia, siamo stati modellati e rimodellati da un processo di urbanizzazione sempre più frenetico ed esteso, animato da potenti forze sociali e costellato da violenti fasi di ristrutturazione urbanistica, di “distruzioni creative”, così come da resistenze e rivolte a cui queste ristrutturazioni hanno dato origine.
Si può dunque cogliere l’assoluta attualità della tesi di Henri Lefebvre: il processo urbano è essenziale per la sopravvivenza del capitalismo. Il diritto alla città, ossia il controllo della stretta relazione fra urbanizzazione, produzione e uso delle eccedenze di capitale, deve diventare uno degli obiettivi principali delle lotte politiche anticapitaliste.
David Harvey è sociologo e politologo inglese. Dal 2001 insegna Antropologia alla Graduate Center della City University di New York. Tra i suoi lavori più recenti tradotti in italiano: L’enigma del capitale (Feltrinelli, 2011); Introduzione al Capitale (la casa Usher, 2012); Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo (Feltrinelli, 2014); Marx e la follia del capitale (Feltrinelli, 2017). Per i nostri tipi: Geografia del dominio (2018).