Pietro Saitta
Violenta speranza
Trap e riproduzione del “panico morale” in Italia
Circa cinquant’anni orsono il concetto di “panico morale” faceva la sua comparsa nel discorso sociologico e pubblico. Per l’ennesima volta nella storia, a partire dal secondo dopoguerra i soggetti fondamentali della riproduzione sociale – i giovani – davano forma a un dibattito e a una serie di politiche tesi a criminalizzarli, a tutelarli dai loro stessi eccessi e a difendere la società. Questo modo di trattare le nuove questioni giovanili è diventato negli anni un repertorio linguistico e d’intervento ripetitivo, che viene agitato ogni qualvolta un nuovo tratto sembra minacciare l’organizzazione sociale o quando un vecchio comportamento viene riscoperto dai produttori dei discorsi (politici, imprenditori morali, polizia, opinioni pubbliche ecc.).
Il libro analizza una di queste “riscoperte”. Ovvero un caso che, proprio come avveniva nella letteratura sociologica dei primi anni Settanta del secolo scorso, ha per oggetto una “sottocultura” giovanile: la trap. O, per meglio dire, quella terra di mezzo in cui confluiscono il neomelodico, il raggaeton e il resto dei generi contigui, declinati e intesi in chiave “criminale”. Attraverso l’analisi culturale, storica e criminologica vengono osservati i processi sociali più ampi entro cui si sviluppano queste pratiche artistiche, gli allarmi e la reazione sociale in Italia.
Pietro Saitta è professore associato di Sociologia Generale presso il Dipartimento Cospecs dell’Università di Messina. Ha lavorato e svolto attività di studio presso università e centri di ricerca italiani e internazionali. Tra i suoi lavori: Quota zero (Donzelli, 2013), The Endless Reconstruction (con Domenica Farinella, Palgrave MacMillan, 2019), Populismo urbano (Meltemi, 2022) e, per i nostri tipi, Resistenze (2015), Prendere le case (2018).
Pietro Saitta
Violenta speranza
Trap e riproduzione del “panico morale” in Italia
Circa cinquant’anni orsono il concetto di “panico morale” faceva la sua comparsa nel discorso sociologico e pubblico. Per l’ennesima volta nella storia, a partire dal secondo dopoguerra i soggetti fondamentali della riproduzione sociale – i giovani – davano forma a un dibattito e a una serie di politiche tesi a criminalizzarli, a tutelarli dai loro stessi eccessi e a difendere la società. Questo modo di trattare le nuove questioni giovanili è diventato negli anni un repertorio linguistico e d’intervento ripetitivo, che viene agitato ogni qualvolta un nuovo tratto sembra minacciare l’organizzazione sociale o quando un vecchio comportamento viene riscoperto dai produttori dei discorsi (politici, imprenditori morali, polizia, opinioni pubbliche ecc.).
Il libro analizza una di queste “riscoperte”. Ovvero un caso che, proprio come avveniva nella letteratura sociologica dei primi anni Settanta del secolo scorso, ha per oggetto una “sottocultura” giovanile: la trap. O, per meglio dire, quella terra di mezzo in cui confluiscono il neomelodico, il raggaeton e il resto dei generi contigui, declinati e intesi in chiave “criminale”. Attraverso l’analisi culturale, storica e criminologica vengono osservati i processi sociali più ampi entro cui si sviluppano queste pratiche artistiche, gli allarmi e la reazione sociale in Italia.
Pietro Saitta è professore associato di Sociologia Generale presso il Dipartimento Cospecs dell’Università di Messina. Ha lavorato e svolto attività di studio presso università e centri di ricerca italiani e internazionali. Tra i suoi lavori: Quota zero (Donzelli, 2013), The Endless Reconstruction (con Domenica Farinella, Palgrave MacMillan, 2019), Populismo urbano (Meltemi, 2022) e, per i nostri tipi, Resistenze (2015), Prendere le case (2018).