Stigma

 15.00

Erving Goffman

pp. 178
Anno 2020
ISBN 9788869481000

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Descrizione

Erving Goffman
Stigma
Note sulla gestione dell’identità degradata
Traduzione, introduzione e cura di Marco Bontempi

Stigma è senza dubbio uno dei libri più letti tra i lavori di Goffman e, con Asylum, certamente il più “critico”. Il saggio descrive e analizza le pratiche di stigmatizzazione e gli usi sociali della diversità combinando tre direttrici dell’identità, personale, sociale e soggettivamente sentita, con i tre principali tipi di stigma: fisici, del carattere e della differenza culturale e religiosa. La gestione dello stigma è presente in qualunque società, ovunque entrino in gioco delle regole morali per la definizione delle identità. Ma quali sono le modalità concrete che sottopongono alcuni individui a quei giudizi morali che chiamano in causa l’appartenenza a una “categoria inferiore” dell’umanità? E quali sono le strategie di sopravvivenza, di difesa o di adattamento delle persone stigmatizzate? Qual è infine lo scarto tra l’identità sociale e l’identità personale e, in definitiva, tra la “normalità” e la “devianza”?
In questo libro, sulla base di un’accurata analisi etnografica ricca di esempi e di racconti di vita, Goffman fornisce delle risposte specifiche a queste domande e stimola una riflessione più ampia sulle politiche dell’identità (e della differenza) che oggi sembrano caratterizzare sempre più fortemente le nostre società, attivando vecchi e nuovi processi di stigmatizzazione/esclusione.

Erving Goffman è nato in Canada nel 1922. Dal 1958 al 1968 ha insegnato alla California University, Berkeley, e successivamente all’Università della Pennsylvania, presso il dipartimento di antropologia e sociologia. È morto nel 1982 lasciando una produzione vasta e originale che ne fa uno dei più importanti scienziati sociali del Novecento. Tra i suoi lavori: Frame analysis. L’organizzazione dell’esperienza (Armando), La vita quotidiana come rappresentazione (il Mulino), Modelli di interazione (il Mulino), Il comportamento in pubblico (Einaudi), Relazioni in pubblico (Bompiani).

RASSEGNA STAMPA

UN ASSAGGIO

Introduzione
di Marco Bontempi

 

Leggere Stigma oggi

Quando Stigma uscì, nel 1963, negli Stati Uniti era ancora in vigore la segregazione razziale, abolita l’anno seguente, e il movimento per i diritti civili era in piena espansione. Stigma poteva facilmente essere letto come un testo di raffinata critica della cultura dominante e dei suoi stereotipi, un contributo di qualità alle ribollenti trasformazioni che attraversavano la cultura statunitense dell’epoca. Sarebbe stato già abbastanza, ma se fosse stato solo questo non saremmo oggi qui ad interessarcene ancora. C’è molto di più.
Nel mezzo secolo ormai abbondante che ci separa dalla sua pubblicazione i temi del riconoscimento delle diversità e della lotta agli stereotipi sono entrati progressivamente nelle politiche sociali e culturali di tutti i paesi occidentali. Compreso il nostro, con il consueto ritardo ed affanno. Dove più dove meno molte cose sono state fatte, in termini concreti e simbolici, eppure oggi un libro che affronta così direttamente la stigmatizzazione ci suona, fin dal titolo, di straordinaria attualità.
Stigma oggi non trova una mobilitazione intensa e vasta per la difesa dei diritti dei diversi, non trova lettori inclini a leggerlo come un valido contributo ad un più ampio percorso di superamento delle stigmatizzazioni che pare a portata di futuro prossimo, trova invece atteggiamenti che sembrano voler lasciarsi alle spalle quelle speranze, settori della popolazione dai quali la stigmatizzazione viene invocata come una pratica difensiva e per alcuni addirittura da rivendicare con orgoglio. Un contesto molto diverso ma nel quale un testo come Stigma non è meno necessario.
Tutto questo non riduce la portata di un testo classico, sia per la ricerca sociologica, ma, e da decenni, anche per la psicologia sociale e l’antropologia sociale. Goffman non ha scritto un libro militante, anzi, mentre conduce il lettore nei territori intimi delle sofferenze di chi deve affrontare atteggiamenti stigmatizzanti, mostra con finezza di analisi come i processi di stigmatizzazione siano profondamente legati alle logiche sociali di presentazione del self, quelle logiche che nel suo più celebre libro, The Presentation of Self in the Everyday Life ha cercato di studiare nel loro farsi nelle interazioni, mentre in Stigma sono proprio gli ostacoli, il disagio, le frustrazioni e le resistenze causati dalla stigmatizzazione nella presentazione del self che sono oggetto di studio insieme alle strategie messe in atto per fronteggiare le incertezze che un’identità degradata deve affrontare per trovare o costruire la propria accettazione.
La lucidità analitica e concettuale con la quale conduce la sua analisi consente a Goffman di definire un campo di ricerca che ha avuto nei decenni, soprattutto nel mondo anglosassone, un grande sviluppo, sia con studi applicati a innumerevoli specifiche situazioni stigmatizzanti, sia nella formazione di professionisti del lavoro sociale.
Leggere Stigma oggi significa dunque affrontare un classico della sociologia; classico perché si interroga su alcuni dei grandi nodi tematici del pensiero sociologico, in particolare la relazione-tensione tra interazione e struttura sociale e lo fa con una lucidità metodologica che non si piega ad una sociografia dei casi empirici, che oggi renderebbe il libro obsoleto, ma riesce a coniugare in profondità l’analisi empirica con l’elaborazione di una teoria generale dei processi di stigmatizzazione che, a sua volta, è anche un contributo importante allo studio delle relazioni tra ordine e mutamento sociale, tra l’”alto” delle norme generali e delle loro pretese di validità e il “basso” delle specifiche situazioni e del loro ordine interazionale. È con l’intento di restituire al lettore italiano questo patrimonio teorico che è stata condotta questa nuova traduzione. Infine, leggere Stigma significa immergersi in una scrittura concreta, ricca di esempi, e allo stesso tempo capace di astrazioni e teorizzazioni anche molto raffinate, una scrittura che programmaticamente coinvolge il lettore e lo rinvia al piano delle proprie interpretazioni delle interazioni, illuminate dai concetti che l’autore gli offre.