Precursori dello sterminio

 12.00

a cura di Ernesto De Cristofaro e Carlo Saletti

pp. 93
Anno 2023 (ottobre)
ISBN 9788869482700

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Descrizione

Precursori dello sterminio
Binding e Hoche all’origine dell’“eutanasia” dei malati di mente in Germania
A cura di Ernesto De Cristofaro e Carlo Saletti

Nella Germania nazista degli anni Trenta del Novecento fu all’opera un ceto di intellettuali che fornì le motivazioni razziali ed economiche alla base delle politiche criminali del decennio successivo. Tra loro si contavano colti professori universitari e brillanti tecnocrati, impregnati di un’ideologia eugenista che, teorizzando la necessità di allontanare dalla comunità tedesca il fardello rappresentato da tutte quelle esistenze considerate “zavorra”, giungevano ad auspicarne la loro estinzione. Ma ancor prima dell’avvento di Hitler al potere simili discorsi avevano circolato largamente tra l’opinione pubblica.
Tra i primi sostenitori della necessità di procedere a eliminazioni programmate di vite umane erano stati, agli inizi degli anni Venti, il giurista Karl Binding e lo psichiatra Alfred Hoche. Nell’abiura dei più elementari principi umanitari, questi precursori dello sterminio, che predicavano la soppressione di tutti quei malati giudicati dalla scienza medica inguaribili, affidarono il loro messaggio a un breve testo destinato a fare scuola. Per la prima volta tradotto in italiano, Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens viene presentato e commentato da Ernesto De Cristofaro e Carlo Saletti.

Ernesto De Cristofaro è professore associato di Storia del diritto medievale e moderno presso l’Università di Catania. Tra le sue pubblicazioni: Codice della persecuzione. I giuristi e il razzismo nei regimi nazista e fascista (Giappichelli, 2008) e Il senso storico della verità. Un percorso attraverso Foucault (il melangolo, 2008).
Carlo Saletti svolge attività di ricerca storica. Ha pubblicato, con Frediano Sessi, Auschwitz. Guida alla visita dell’ex campo di concentramento e del sito memoriale (Marsilio, 2016) e per i nostri tipi ha curato Fine terra. Benjamin a Portbou (2011) e L’Ossario di Custoza (2013).

Rassegna stampa

UN ASSAGGIO

Indice

7 Introduzione
L’uovo del serpente. Il “manifesto” di Binding e Hoche
di Ernesto De Cristofaro e Carlo Saletti

La liberalizzazione della soppressione della vita senza valore La sua estensione e la sua forma
di Karl Binding e Alfred Hoche

47 Nota di traduzione

49 Esposizione giuridica
di Karl Binding

I. L’odierna natura giuridica del suicidio. La cosiddetta partecipazione a esso; II. La semplice eutanasia operata entro giusti limiti non esige alcuna autorizzazione; III. Proposte per una più ampia liberalizzazione; IV. Estensione delle ragioni di trattamento preferenziale del delitto di omicidio al fine di liberalizzare l’uccisione di un terzo?; V. La decisione sulla liberalizzazione; VI. Riflessione sull’autorizzazione probabilmente erronea

77 Osservazioni mediche
di Alfred Hoche

91 Bibliografia scelta


 

Introduzione
L’uovo del serpente. Il “manifesto” di Binding e Hoche
di Ernesto De Cristofaro e Carlo Saletti

I.

Nel 1920, anno di pubblicazione del saggio di Karl Binding e Al fred Hoche Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens, qui tradotto, Hitler enuncia i venticinque punti che compongono il programma politico del Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi (NSDAP). Al punto quattro si stabilisce che “Cittadino dello Stato può essere solo chi appartiene alla comunità popolare (Volksgenosse)” e, inoltre, che “cittadino può essere solo chi è di sangue tedesco”. Con esso si fissa un primo perimetro, segnalando il confine tra la purezza dell’appartenenza al ceppo etnico nazionale e l’estraneità allo stesso che farà, in seguito, designare ebrei, zingari, persone di colore come suoi potenziali fattori inquinanti, come elementi che, rischiando di compromettere l’equilibrio biologico e politico della nazione, vanno opportunamente isolati e rimossi. Ma l’integrazione della comunità perseguita da questo programma viene ulteriormente garantita attraverso indicazioni successive e altrettanto eloquenti. Al punto dieci, infatti, si legge che:

Il primo dovere di ogni cittadino dello Stato deve essere quello di creare con le membra o con lo spirito. L’attività di ogni singolo non deve urtare gli interessi della comunità, ma deve esercitarsi nell’ambito dell’attività generale ed essere utile a tutti.

Infine, al punto ventuno viene sottolineato che: “Lo Stato deve preoccuparsi di elevare la salute fisica del popolo […], promuovendo l’irrobustimento fisico mediante l’obbligo, stabilito per legge, di curare la ginnastica e lo sport […]”. In sostanza, lo Stato nazista viene concepito come unità etnicamente omogenea di individui forti e in buona salute che, con le loro energie e il loro lavoro, concorrano a incrementare la forza dell’intera comunità, della quale appaiono quali semplici rotelle rispetto a un più ampio e articolato ingranaggio. Quanto valore sia riconosciuto alla vita individuale all’interno di siffatta configurazione ideale è abbastanza chiaro. Essa non è niente più che uno strumento al servizio di quel macro-organismo che la mistica della purezza razziale verrà designando come “comunità popolare” (Volksgemeinschaft) o “comunità di sangue” (Blutgemeinschaft).
Ma analizzando a ritroso le premesse teoriche al saggio di Binding e Hoche sulla soppressione delle “vite indegne di essere vissute” è possibile osservare come taluni dei motivi che compongono sin dagli albori la trama ideologica del nazismo – e che nel corso degli anni trenta e quaranta si imporranno come cultura egemone nello spazio pubblico e si tradurranno in scelte regolative di profilassi e sterilizzazione del “corpo” della nazione – si fossero affacciati già nella riflessione di medici, giuristi, scienziati sociali tra fine Ottocento e inizio Novecento.