Non si scherza con la rivoluzione

 12.00

Cyril Lionel Robert James

pp. 133
Anno 2017
ISBN 9788869480829

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Collana: . Product ID: 3040

Descrizione

Non si scherza con la rivoluzione. Marx e Lenin nei Caraibi
Introduzione e cura di Gigi Roggero

Tra la fine del 1966 e il 1967 Cyril Lionel Robert James tenne a Montreal delle lezioni ristrette a un gruppo di militanti del Caribbean Conference Committee: non si tratta di una semplice trasmissione di conoscenze, ma di un’opera di vera e propria pedagogia militante. Qui è rintracciabile il metodo di James, studioso e militante originario di Trinidad e Tobago, figura centrale della storia del marxismo e delle lotte anticoloniali, la cui ricchezza è ancora in buona parte da scoprire in Italia.
In questo volume sono tradotte due lezioni su Marx (una su Il 18 brumaio, l’altra sulle lotte operaie per la riduzione della giornata lavorativa) e tre lezioni su Lenin e il dibattito nel Partito Bolscevico dopo il ’17 sul rapporto tra sindacati, proletariato e potere sovietico. Spiegando e discutendo con i militanti, Marx viene qui portato nelle isole caraibiche, la misteriosa curva della retta di Lenin ripercorsa alla luce delle vittorie contro il colonialismo e dei fallimenti degli stati postcoloniali. L’analisi teorica è infatti per James sempre situata dentro la lotta politica: è una lezione di metodo che, nel mutare delle fasi storiche, resta di fondamentale attualità.

Cyril Lionel Robert James, teorico marxista, pioniere del movimento panafricanista, storico, scrittore, critico letterario, nasce a Port of Spain nel 1901. Nel 1932 emigra in Inghilterra e nel 1938 si trasferisce negli Stati Uniti, dove scrive, tiene conferenze e organizza le attività del Socialist Worker’s Party. Nel 1953 viene espulso e ritorna in Inghilterra, dove continua la propria attività di scrittore e militante fino alla morte, avvenuta a Londra nel 1989. Tra i suoi lavori tradotti: I giacobini neri. La prima rivolta contro l’uomo bianco (DeriveApprodi, 2006), Giochi senza Frontiere. Del cricket o dell’arte della politica (Casadeilibri, 2006) e il nostro Marinai, rinnegati e reietti. La storia di Herman Melville e il mondo in cui viviamo (2003).

RASSEGNA STAMPA

il manifesto – 12.01.2018

La via nera al processo di decolonizzazione
di Miguel Mellino

BLACK MARXISM. «Non si scherza con la rivoluzione. Marx e Lenin nei Caraibi» di C.L.R James, per ombre corte. Nel 1939, l’atteso incontro con Trotski in Messico rimanendone assai deluso: troppo paternalista. Durante l’ascesa del movimento pan-africanista, l’autore vedeva le masse come soggetto sovversivo

La pubblicazione di un testo come Don’t Play with the Revolution di C.L.R James (Non si scherza con la rivoluzione. Marx e Lenin nei Caraibi, ombre corte, cura e introduzione di Gigi Roggero, pp. 133, euro 12) nell’anniversario dei cento anni della Rivoluzione russa è un fatto importante. E questo per una serie di motivi. Innanzitutto, perché, anche se James è stato uno degli esponenti più noti di quello che Cedric Robinson ha chiamato «Black Marxism», in Italia la sua opera resta in buona parte sconosciuta.

DELLA SUA VASTISSIMA, e davvero policroma, produzione, fatta di saggi di critica letteraria, di teoria politica e filosofica, di analisi della cultura commerciale di massa, ma anche di un bellissimo libro sul cricket (Beyond a Boundary, 1963) e perfino di un romanzo (Minty Alley, 1936), solo due testi sono stati tradotti: I Giacobini neri (1938), che resta comunque il suo lavoro più importante, e Marinai, reietti e rinnegati (1953), una formidabile interpretazione di Moby Dick scritta mentre era rinchiuso a Ellis Island come «straniero non desiderato» durante il maccartismo.
Non si scherza con la rivoluzione viene a sopperire in parte questa mancanza. In secondo luogo, perché, anche se si tratta di uno dei suoi scritti meno presenti nel grande dibattito internazionale sulla sua opera, è certamente un testo importante per capire lo sviluppo della sua ricerca teorica e politica. Frutto di alcune lezioni su Marx e Lenin tenute a Montreal tra il 1966 e 1967 per un gruppo di militanti del Caribbean Conference Committe, Don’t Play With Revolution ci consente di mettere bene a fuoco ciò che possiamo chiamare il James «maturo». Ci consente quindi di afferrare una parte importante del pensiero di James, un’impresa altrimenti non facile, vista la vastità della sua produzione. Infine, perché la sua singolare lettura di Marx e Lenin, e il modo di proporla alle popolazioni dell’Africa e dei Caraibi, alle prese in quegli anni con l’implosione del processo di decolonizzazione, ci mostrano una «via nera» al marxismo un po’ atipica nella tradizione del «Black Marxism», ma anche una concezione del leninismo, pur se del tutto personale e selettiva, oggi affatto scontata.

Non si scherza con la rivoluzione, come tutti i testi di James, non è il frutto di un confronto scolastico con Marx e Lenin. Il suo scopo è un altro, da capire alla luce del suo costante impegno politico, della sua concezione del lavoro intellettuale come «pedagogia militante». Una pedagogia militante, va detto, avulsa da qualsiasi forma di avanguardismo. I suoi grandi testi «storici» non erano destinati soltanto all’angusto mondo della scholarship: nascevano dal suo coinvolgimento con una determinata lotta politica e sono stati concepiti come interventi «tattici» per venire incontro a certe esigenze politiche del momento. The Life of Captain Cipriani (1932), A History of Negro Revolt (1937) e The Black Jacobins (1938) sono stati scritti da James sulla scia dell’immigrazione a Londra (1932) e del suo primo incontro con il trotskismo, ma soprattutto del suo crescente impegno nel movimento politico pan-africanista e nella lotta anticoloniale globale.

JAMES CERCAVA di parlare a quel «presente» portando alla luce diversi esempi di rivolte anticoloniali dei neri, poiché, «l’unico luogo in cui i neri non si ribellano è nei libri scritti dai bianchi». James intendeva così mostrare a neri e caraibici «lo stato delle cose», ma soprattutto ciò che bisognava fare traendo orgoglio e ispirazione politica da queste importanti ribellioni popolari e anticoloniali. Tutto sommato si può sostenere che in questa fase di «ascesa» delle lotte di liberazione nazionale e del movimento pan-africanista, CLR vedeva le masse africane e caraibiche come il principale soggetto rivoluzionario del marxismo. Questa sua visione comincerà ad affievolirsi negli anni successivi, in particolare dal suo primo arrivo negli Stati Uniti nel 1939 (invitato dal Socialist Workers Party), ma soprattutto con la constatazione del fallimento del progetto di emancipazione collettiva incarnato dai movimenti nazionali di decolonizzazione.
Nel 1939 James incontra Trotski in Messico, rimanendo piuttosto deluso dalle sue concezioni «paternalistiche» sul ruolo proletariato nero. James comincia così una revisione del proprio trotskismo, che lo porterà a rompere con il Swp e a elaborare una propria linea, incentrata sulla concezione della necessaria autonomia della classe operaia: la cosiddetta tendenza «Johnson-Forrest». > continua a leggere >


 

INFOAUT – 13 aprile 2018 | in CULTURE.

Non si scherza con la rivoluzione: le Montreal Lectures di C.L.R. James

Il 19 maggio 1989 moriva a Londra, all’età di 88 anni, Cyril Lionel Robert James. La sua vita, però, non è stata affatto sepolta tra le macerie del muro di Berlino, perché del socialismo reale James fu fin dagli inizi della sua militanza politica feroce critico e avversario. Nato a Port of Spain, capitale di Trinidad e Tobago, James è stato giornalista e giocatore di cricket, scrittore e studioso di Melville, si è formato sui testi di storia e letteratura. Soprattutto, è stato un militante rivoluzionario. Ha da subito respirato l’aria delle lotte anti-coloniali, che l’ha accompagnato negli anni Trenta in Inghilterra e ha permeato la sua intera biografia diasporica. In questo periodo matura la sua formazione marxista, che lo porterà nel 1938 a scrivere quello che è certamente il suo libro più conosciuto e più importante, I giacobini neri (si veda l’edizione del 2006 di DeriveAppodi).

L’incontro di C.L.R. James con il marxismo, come è noto, è da subito segnato dall’anti-stalinismo: ciò lo ha condotto a una lunga militanza dentro alcune organizzazioni trotzkiste e alle loro battaglie di fazione. Insieme a Raya Dunayevskaya ha formato la tendenza conosciuta come – dai loro pseudonimi –Johson-Forest, gruppo radicale del Workers’ Party americano, divenuto nel 1951 Correspondence Publishing Committee. Dopo l’uscita del gruppo di Dunayevskaya, all’inizio degli anni Sessanta anche Correspondence si spacca tra James Boggs e Grace Lee Boggs da un lato, che continuano l’esperienza, e dall’altro Martin Glaberman (figura di spicco nella Detroit delle lotte operaie) che segue C.L.R. nella nuova organizzazione Facing Reality.

D’altro canto, in rottura con Trotski e i suoi seguaci della Quarta Internazionale, per James lo stato burocratico non era esclusivamente un perverso risultato prodotto dal diabolico Stalin, ma un paradigma delle nuove forme di potere politico e sociale definite come “capitalismo di Stato”. Il partito unico all’Est o il welfare-state all’Ovest non sono che diverse declinazioni della stessa tendenza, ovvero della risposta capitalistica alle lotte operaie (si veda in merito il pamphlet Facing Reality, scritto all’indomani dell’insurrezione ungherese insieme a Grace Lee Boggs e a Cornelius Castoriadis, una delle figure centrali dell’esperienza di Socialisme ou Barbarie). E tuttavia, questo potere non è mai per James dominio totalitario: al contrario, il “capitalismo di Stato” è sconfitto e si apre una nuova fase. Coerente con il metodo marxiano, il capitale è infatti sempre un rapporto sociale. Non solo: è la lotta di classe operaia a dettare i tempi, a costringere il capitale alla reazione, a creare la realtà. > continua a leggere >

 

UN ASSAGGIO

Indice

7 Introduzione. La pedagogia militante di C.L.R. James
di Gigi Roggero

Parte prima. Marx

15 Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte di Marx e i Caraibi
41 Il capitale di Marx, la giornata lavorativa e la produzione capitalistica

Parte seconda. Lenin

67 Lenin e il dibattito sui sindacati in Russia – Prima parte
101 Lenin e il dibattito sui sindacati in Russia – Seconda parte
116 Lenin e il dibattito sui sindacati in Russia – Terza parte


 

Introduzione
La pedagogia militante di C.L.R. James
di Gigi Roggero

Il 19 maggio 1989 moriva a Londra, all’età di 88 anni, Cyril Lionel Robert James. La sua vita, però, non è stata affatto sepolta tra le macerie del muro di Berlino, perché del socialismo reale James fu fin dagli inizi della sua militanza politica feroce critico e avversario. Nato a Port of Spain, capitale di Trinidad e Tobago, James è stato giornalista e giocatore di cricket, scrittore e studioso di Melville, si è formato sui testi di storia e letteratura. Soprattutto, è stato un militante rivoluzionario. Ha da subito respirato l’aria delle lotte anti-coloniali, che l’ha accompagnato negli anni Trenta in Inghilterra e ha permeato la sua intera biografia diasporica. In questo periodo matura la sua formazione marxista, che lo porterà nel 1938 a scrivere quello che è certamente il suo libro più conosciuto e più importante, I giacobini neri (si veda l’edizione del 2006 di DeriveAppodi).
L’incontro di C.L.R. James con il marxismo, come è noto, è da subito segnato dall’anti-stalinismo: ciò lo ha condotto a una lunga militanza dentro alcune organizzazioni trotzkiste e alle loro battaglie di fazione. Insieme a Raya Dunayevskaya ha formato la tendenza conosciuta per i loro pseudonimi, ossia Johson-Forest, gruppo radicale del Workers’ Party americano, divenuta nel 1951 Correspondence Publishing Committee. Dopo l’uscita del gruppo di Dunayevskaya, all’inizio degli anni Sessanta anche Correspondence si spacca tra James Boggs e Grace Lee Boggs da un lato, che continuano l’esperienza, e dall’altro Martin Glaberman (tutte figure di spicco nella Detroit delle lotte operaie) che segue C.L.R. nella nuova organizzazione Facing Reality.
D’altro canto, in rottura con Trotskij e i suoi seguaci della Quarta Internazionale, per James lo Stato burocratico non era esclusivamente un perverso risultato prodotto dal diabolico Stalin, ma un paradigma delle nuove forme di potere politico e sociale definite come “capitalismo di Stato” – non più fase di transizione rivoluzionaria da attraversare e rovesciare, com’era dopo il ’17, ma consolidato regime di amministrazione dello sfruttamento. Il partito unico all’Est o il welfare-state all’Ovest non sono che diverse declinazioni della stessa tendenza, ovvero della risposta capitalistica alle lotte operaie (si veda in merito il pamphlet Facing Reality, scritto all’indomani dell’insurrezione ungherese insieme a Grace Lee Boggs e a Cornelius Castoriadis, una delle figure centrali dell’esperienza di Socialisme ou Barbarie). E tuttavia, questo potere non è mai per James dominio totalitario: al contrario, il “capitalismo di Stato” è sconfitto e si apre una nuova fase. Coerente con il metodo marxiano, il capitale è infatti sempre un rapporto sociale. Non solo: è la lotta di classe operaia a dettare i tempi, a costringere il capitale alla reazione, a determinare la realtà.