Le politiche della disabilitazione

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Michael Olivier

pp. 175
Anno 2023 (giugno)
ISBN 9788869482595

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Descrizione

Michael Olivier
Le politiche della disabilitazione
Il Modello Sociale della disabilità
Traduzione e Prefazione di Enrico Valtellina

Le politiche della disabilitazione è il libro manifesto del Modello Sociale inglese della disabilità, ne raccoglie i principi e li articola secondo coordinate sociologiche. Il Modello Sociale inglese è la più radicale delle prospettive politiche sulla disabilità, elaborato da autori con disabilità fisiche nei primi anni Settanta come strumento di lotta ed empowerment, trova i suoi fondamenti teorici nel marxismo inglese degli anni Settanta, influenzato dalla scoperta di Gramsci e dalle analisi althusseriane sulla riproduzione del capitale variabile. Dopo avere catalizzato l’attenzione e mobilitato l’autoaffermatività del soggetto collettivo disabile, a partire dagli anni Novanta è stato oggetto di critiche da parte di prospettive alternative, mediche, accademiche, che hanno sviluppato i discorsi in direzioni talvolta più sofisticate, ma trascurando, per lo più intenzionalmente, il potenziale politico ed emancipativo del discorso sulla disabilità. Un rilancio di prospettive autoaffermative delle soggettività collettive disabili non può trascurare di confrontarsi con il Modello Sociale inglese, finora non ancora proposto in modo adeguato nel nostro Paese.

“Lo scopo di questo libro è di tentare di sviluppare una teoria sociale della disabilità, una teoria che comunque deve essere collocata all’interno dell’esperienza delle stesse persone disabili e dei loro tentativi, non solo di ridefinire la disabilità, ma anche di costruire un movimento politico collettivo e di sviluppare servizi commisurati ai propri bisogni, definiti da loro stessi” (Michael Olivier).

Michael Oliver (1945-2019), vittima di un trauma spinale nell’adolescenza, è stato il primo docente in Disability Studies, e massimo promotore del Modello Sociale inglese della disabilità (suo è il termine Modello Ssociale), The Politics of Disablement è il testo che maggiormente ha influenzato i Disability Studies e la pratica dei movimenti delle persone disabili. È autore di altri libri di riferimento, tra cui Social Work With Disabled People (1983), Understanding disability: from theory to practice (1996, nuova edizione riscritta, 2009), Disability Politics: Understanding Our Past, Changing Our Future (1996, con Jane Campbell), Disability Sudies Today (2002, con Colin Barnes e Len Barton) e The New Politics of Disablement (2012, con Colin Barnes).

RASSEGNA STAMPA

UN ASSAGGIO

Indice

9 Prefazione. Uno sguardo politico sulla disabilità: il Modello Sociale inglese
di Enrico Valtellina

25 Ringraziamenti

27 Introduzione

33 1. Definizioni della disabilità: le politiche del significato

L’importanza delle definizioni; Critiche alle definizioni ufficiali; Le politiche del significato; Un modo per andare avanti

44 2. La produzione culturale della menomazione e della disabilità

Menomazione: un’analisi strutturata; Considerazioni culturali sulla disabilità; Disabilità: un’analisi strutturata; Teorie implicite della disabilità; Verso una teoria sociale della disabilità

56 3. La disabilità e l’ascesa del capitalismo

Il modo di produzione e il mutamento storico; I modi di pensare e il mutamento storico; L’intervento dello stato nella vita delle persone disabili; Spiegazioni – ritorno a Comte e Marx; Razionalizzazione – la disabilità come categoria amministrativa

73 4. La costruzione ideologica della disabilità

Individualismo e ideologia; L’individualizzazione e la medicalizzazione della disabilità; Teorie della medicalizzazione; Ideologie centrali e periferiche

89 5. La strutturazione delle identità disabili

Cultura e disabilità; Adattamento – un approccio psicologico; Stigma – un approccio psicologico sociale; Adattamento sociale – un approccio sociologico; Donne e disabilità; Persone afrodiscendenti e disabilità; Razza, genere e disabilità
106 6. La costruzione sociale del problema della disabilità

L’idea di dipendenza; Una base economica per la creazione della dipendenza; Una base politica per la creazione della dipendenza; Una base professionale per la creazione della dipendenza; La creazione dell’individuo dipendente

123 7. Le politiche della disabilitazione. Possibilità esistenti

La ristrutturazione dello stato sociale. L’eliminazione della dipendenza?; La partecipazione politica delle persone disabili; Le politiche dell’attività dei gruppi di pressione; Un reddito nazionale di invalidità

139 8. Le politiche della disabilitazione. Nuovi movimenti sociali

L’emergere di nuovi movimenti sociali; La storia del movimento delle persone disabili; Una tipologia delle organizzazioni per la disabilità; L’attivismo disabile come nuovo movimento sociale; Nuove direzioni per il futuro; Politica contro-egemonica

158 Post scriptum. Il vento soffia

161 Bibliografia


 

Introduzione

La questione della disabilità e le esperienze delle persone disabili sono state sempre tenute in scarsa considerazione nei circoli accademici. Sia la questione che le esperienze sono state emarginate, e solo in discipline quali la medicina e la psicologia è stato dato alla disabilità un posto rilevante. Sfortunatamente ciò è stato controproducente, perché ha fatto in modo che la disabilità fosse vista essenzialmente come una questione medica e che l’esperienza della disabilità fosse condizionata da una serie di processi di adattamento psicologico. C’è quindi un urgente bisogno che altre discipline come la sociologia, l’antropologia, la storia, la politica e l’amministrazione sociale prendano sul serio queste questioni anziché limitarsi a offrire resoconti descrittivi e ateorici, incapaci di mettere in questione gli approcci medici e psicologici.
Per contrastare il predominio medico e psicologico in quest’area, alla fine sarà necessaria nientemeno che una “teoria sociale della disabilità”, ma tale teoria non potrà essere prodotta fino a quando le varie discipline accademiche non cominceranno a prendere sul serio sia la questione della disabilità sia le esperienze delle persone disabili in quanto tali, anziché considerarle marginali rispetto agli sviluppi teorici e al lavoro empirico.
Nell’introduzione a un libro sull’opera del sociologo italiano Antonio Gramsci, Peter Hamilton afferma: “Come molti sociologi, la sua comprensione dei fondamenti della sua società si è formata attraverso un’esperienza di emarginazione” (Bocock 1986, p. 7). Come sociologo disabile, la mia esperienza di emarginazione è stata più dalla comunità sociologica che dalla società in generale.
Un sociologo che abbia un interesse personale o professionale per la disabilità, presto si accorgerà come questa non occupi un posto centrale, e nemmeno marginale nell’agenda sociologica. E anche quando l’ha tematizzata, la sociologia ha fatto poco più che riprodurre l’approccio medico alla questione. Negli ultimi anni la sociologia medica è cresciuta più velocemente della maggior parte delle altre aree della disciplina, ma anche all’interno di questa suddivisione, i sociologi medici sono stati incapaci di distinguere tra malattia e disabilità, e hanno proceduto come se fossero la stessa cosa.
Una situazione simile si riscontra nella disciplina sorella dell’antropologia sociale. L’antropologia della salute e della malattia ha raccolto molta attenzione negli ultimi anni, ma ancora una volta, gli antropologi che lavorano in quest’area non hanno nemmeno messo in discussione il dominio della struttura medica, e tanto meno hanno iniziato a fornire resoconti esperienziali della disabilità all’interno di altre culture.
Nel sottolineare la mia emarginazione all’interno della comunità sociologica, non sto cercando di negare che l’emarginazione sia un’esperienza significativa per le persone disabili all’interno della società nel suo complesso. Uno degli scopi centrali di questo libro è quello di iniziare a spiegare perché questa emarginazione delle persone disabili all’interno della società è stata resa molto più difficoltosa a causa dell’emarginazione della disabilità all’interno della sociologia, dell’antropologia sociale e di una varietà di altre discipline accademiche.
Chiunque sia interessato alla storia della disabilità incontrerà esattamente lo stesso problema. Sull’esperienza della disabilità, la storia è in gran parte silenziosa, e quando viene discussa, è nel contesto della storia dei progressi della medicina. Proprio come le donne e le persone afrodiscendenti hanno scoperto che devono scrivere la loro propria storia, così anche le persone disabili. Solo allora avremo un quadro adeguato in cui collocare le nostre attuali discussioni.
Lo scopo di questo preambolo è di indicare l’entità del compito che comporta il tentativo di produrre una sociologia, un’antropologia o una storia della disabilità. Nel contesto di questo libro, non sto certo cercando di scrivere la sociologia della disabilità perché, per le ragioni indicate sopra, questo è un compito al momento impossibile. Il mio obiettivo è molto più limitato: iniziare ad applicare prospettive sociologiche alla questione della disabilità come base per produrre alla fine niente meno che una teoria sociale della disabilità.
Nel procedere ad applicare queste prospettive, ho preso le mosse da una domanda di base: perché la disabilità è individualizzata e medicalizzata all’interno della società capitalista? Questo dà origine a una serie di altre domande, la prima delle quali è se la disabilità venga individualizzata e medicalizzata in tutte le società. Se la risposta è no, allora si pongono altre due domande: come si sono affermate l’individualizzazione e la medicalizzazione all’interno del capitalismo, e inoltre, quali sono le possibilità di mettere in questione questa individualizzazione e medicalizzazione all’interno di questo tipo di società? Queste sono le questioni fondamentali da affrontare e lo saranno nel modo seguente.
Il primo capitolo solleverà come tema centrale la questione del significato. Esaminerà il significato della disabilità, concentrandosi sul dibattito che si è sviluppato negli ultimi anni rispetto a come la disabilità debba essere definita per finalità ufficiali e, in effetti, lo scopo e la funzione delle definizioni ufficiali. Infine, considererà gli argomenti delle stesse persone disabili, che suggeriscono che il significato della disabilità venga distorto piuttosto che catturato da queste definizioni ufficiali.
Il secondo capitolo considererà se l’attuale concezione dominante della disabilità, vista come problema individuale e medico, sia universale o se altre società percepiscano e definiscano la disabilità in altro modo. Attingendo al materiale antropologico, verrà dimostrato che le definizioni della disabilità, come quelle di altri problemi sociali, sono legate sia alle strutture economiche e sociali che ai valori centrali di particolari società.
La questione del perché la disabilità sia vista come un problema individuale nella società capitalista sarà discussa nel terzo capitolo. Saranno vagliate le necessità funzionali del capitale di un particolare tipo di forza lavoro, la relazione tra domanda e offerta di lavoro e il ruolo delle persone disabili nell’economia. Verrà suggerito che questa visione della disabilità sia in ultima analisi prodotta dalle necessità funzionali del capitale per un particolare tipo di forza lavoro. […]