La santa canglia

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Atanasio Bugliari Goggia

pp. 345
Anno 2023 (giugno)
ISBN 9788869482649

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Descrizione

Atanasio Bugliari Goggia
La santa canaglia
Etnografia di militanti politici di banlieue
Prefazione di Emilio Quadrelli

L’immagine terrorizzante delle periferie francesi come ghetti urbani in preda a interminabili guerre intestine è funzionale alle autorità politiche per proporre “soluzioni” come la politique de la ville o il “Piano Marshall per le banlieues”. Le banlieues paiono non avere diritto a un esame minuzioso, oggettivo, meditato sul piano politico e mediatico oltre che, cosa forse più grave, sul versante della ricerca sociale. Eppure, il movimento collettivo politico di banlieue e il suo repertorio d’azione sembrano aver fatto scuola. L’acuirsi della crisi economica ha catapultato al centro della scena in tutta Europa un vasto proletariato giovanile metropolitano di cui nessuno oggi osa negare l’esistenza e la progressiva estensione.
L’autore di questa ricerca “militante”, svolta nelle periferie parigine, analizza le caratteristiche che contraddistinguono il movimento collettivo politico di banlieue oggi. Dall’eredità del passato di rivolta più e meno recente alle prospettive future, ciò che emerge dalle interviste e dagli interventi assembleari a cui il volume dedica un’ampia sezione è un quadro sorprendente che, a dispetto di gran parte delle teorizzazioni sociologiche degli ultimi quarant’anni, ci parla ancora di impegno, solidarietà e lotta di classe. Perché la banlieue è appunto il luogo di concentrazione dei figli della classe operaia, dei proletari e dei sottoproletari: uno spazio che, in una fase di crisi sistemica del capitalismo, diventa l’ultima frontiera del controllo sociale e, simultaneamente, della possibile rivolta sociale, rifugio di un capitalismo in crisi e dei suoi poteri ancillari e avanguardia di nuove schiere di proletari pronte all’azione.

“L’autore, e qui sta il vero ‘segreto’ del libro, compie un’operazione molto semplice: osserva il popolo di banlieue non come l’‘altro’ bensì come uno dei tanti ‘noi’ che popolano le metropoli imperialiste. Un passaggio apparentemente banale ma che, se posto a confronto con le varie narrazioni della e sulla banlieue, assume i tratti di una vera e propria rivoluzione copernicana” (dalla Prefazione di Emilio Quadrelli).

Atanasio Bugliari Goggia si occupa di temi relativi al mutamento sociale metropolitano, con particolare attenzione alle dinamiche di opposizione organizzata e alle tecniche di controllo sociale all’interno dei contesti urbani. Attraverso il metodo etnografico, con l’ausilio dell’osservazione partecipante e delle storie di vita, ha indagato le realtà antagoniste di Torino, Bologna, Parigi e Montpellier. Servendosi della tradizione orale e delle fonti d’archivio e giudiziarie, ha condotto ricerche sulle morti da amianto in Italia e Svizzera e sull’emigrazione italiana in Svizzera. Per i nostri tipi ha pubblicato Rosso banlieue. Etnografia della nuova composizione di classe nelle periferie francesi (2022).

RASSEGNA STAMPA

UN ASSAGGIO

Indice

9 Prefazione
Non c’è nulla di più profondo di ciò che sta in superficie. Banlieusards, politica e teoria sociale
di Emilio Quadrelli

13 Nota dell’autore

Parte prima. Una teoria per il movimento sociale di banlieue

17 Capitolo primo. Movimenti sociali al tempo della crisi

1. La letteratura sui movimenti sociali: una breve rassegna; 2. Per una definizione dei movimenti sociali contemporanei; 3. Precarietà delle esistenze e movimenti sociali; 4. I movimenti dei poveri di ieri e di oggi; 5. Dalla vergogna alla rabbia, dalla “racaille” al proletariato

62 Capitolo secondo. Un movimento sociale di classe nelle banlieues francesi

1. Esiste un movimento sociale in banlieue?; 2. Gruppi, collettivi e “affinità senza egemonia” nelle banlieues parigine; 3. Evoluzione storica e lotte emblematiche dei movimenti sociali di banlieue; 4. Collettivi storici e degli anni Duemila; 5. Solidarietà, coscienza di classe e coscienza politica

94 Capitolo terzo. “Frère de cœur”: identità e organizzazione del movimento sociale di banlieue

1. Militanza di classe e logiche d’azione; 2. Il movimento di banlieue tra cooperazione e competizione; 3. Organizzazione in movimento; 4. L’identità di un movimento, tra azione individuale e noi collettivo

128 Capitolo quarto. La classe privata delle opportunità politiche

1. Banlieue e struttura delle opportunità politiche; 2. Opportunità politiche nella storia del movimento di banlieue; 3. Accesso politico e “momenti di follia”; 4. Rapporti con altri soggetti politici tra cooptazione e autonomia ad ogni costo

163 Conclusioni
Parte seconda. La parola al movimento: la ricerca sul campo

171 Capitolo quinto. “Parlami di noi”: note di ricerca e militanza in banlieue

176 Capitolo sesto. “Avrei voluto una rivoluzione, per il momento faccio movimento per il movimento”

1. Interventi assembleari in incontri nazionali del movimento collettivo politico di banlieue – Bisogna stare fuori, bisogna essere presenti; Questa è casa nostra; Qualsiasi alleanza che non sia basata sull’autonomia è subordinazione; La possibile convergenza; L’analisi concreta della situazione concreta: dalla parte degli oppressi; Abbiamo bisogno di kamikaze politici; La prospettiva di un nuovo incontro: “On dépasse le fameux cap de la Palestine”
2. Interviste ai militanti politici di banlieue – Nordin: “S’unir pour ne plus subir”; Zouina: “Fare la rivoluzione senza nominarla”; Rachid: “La violenza, la rivolta: chi ha esitato questa volta lotterà con noi domani!”; Boualem: “Nous c’est pas de ce pain-là qu’on mange”; Akim: “Come un assegno in bianco”; Garba: “Piovono pietre”; Fouad: “Un plafond de verre qu’on ne peut pas franchir”; Mohamed: “Né terroristi né riformisti, ma realisti”; Paolos: “Questo è un luogo di violenza”

265 Capitolo settimo. “Pas de justice pas de paix”: una storia del futuro nel presente senza storia

1. Interventi assembleari in incontri nazionali del movimento collettivo politico di banlieue – Esistere è esistere politicamente; Quando laggiù vincono, vinciamo anche qui; La memoria va trasmessa nella sua interezza, sia negli aspetti positivi che in quelli negativi; Les demandeuses d’emploi; Islamofobia sistemica; Il razzismo è prima di tutto funzione delle realtà economiche e sociali; Legare la questione sociale alla questione razziale
2. Interviste ai militanti politici di banlieue – Akim: “Chi semina hagra raccoglie intifada”; Nadia: “Siamo tutti solidali nella sofferenza”; Giuliano: “L’unica organizzazione era il riflesso del quotidiano”; Gabriel: “Il problema dei compagni francesi è che sono l’avanguardia del proletariato, però col proletariato non c’entrano un cazzo”

331 Bibliografia essenziale


 

Nota dell’autore

Lo sterminato proletariato e sottoproletariato di banlieue, assegnato a lavori precari e malpagati, contraddistinto da solidi legami di solidarietà nel solco di una chiara visione di classe, è stato in grado a più riprese negli ultimi vent’anni di produrre rivolta contro le strutture del controllo sociale in ogni loro manifestazione e diramazione.
Con Rosso banlieue si è tentato di descrivere i mutamenti in atto nella composizione di classe delle periferie francesi, a partire dall’ipotesi che il potere economico avesse testato in banlieue sia nuovi modelli di lavoro in una fase di caduta dei profitti sia gli effetti che questi modelli, associati a originali paradigmi di controllo sociale, avrebbero prodotto in termini di capacità di reazione della classe.
Il presente lavoro vuole invece tracciare i contorni di quell’“arte della resistenza” che il mondo delle banlieues mette in atto nel tentativo di arginare i processi in corso e che dà forma e sostanza a quello che abbiamo definito “movimento collettivo politico di banlieue”. Attraverso la viva voce delle militanti e dei militanti si è dunque cercato di evidenziare quei tratti che contraddistinguono il movimento sociale delle periferie francesi rispetto alla sua evoluzione nel tempo, all’identità e ai legami di solidarietà, alla trasmissione della memoria delle lotte, all’organizzazione interna, ai repertori d’azione, alle opportunità politiche, ai processi di repressione e cooptazione, alle relazioni con altri movimenti.
Il tentativo di indagare la presenza di un movimento delle periferie francesi si è scontrato a più riprese con una letteratura sui movimenti sociali che in generale sconta una grave carenza di indagine etnografica attorno ai conflitti urbani e che, a seconda della corrente di riferimento, guarda con ritrosia all’identità di classe degli attori come possibile fattore mobilitante o, in altri casi, assegna un peso eccessivo alle organizzazioni di movimento nonché alle ricompense materiali come spinta alla partecipazione. Questo saggio vuole dunque anche essere un monito contro l’eccessivo specialismo, meccanicismo e accondiscendenza nei riguardi dell’ideologia dominante che spesso contraddistinguono gli studiosi dei movimenti sociali.
Mostrare le caratteristiche del movimento sociale delle banlieues francesi ci sembra fondamentale anche in virtù del fatto che dall’orizzonte contemporaneo paiono scomparire non solo la memoria delle lotte e la divisione in classi della società ma anche la legittimità stessa delle masse senza volto e dei loro repertori d’azione. L’ideologia dominante pare aver cancellato l’idea stessa del conflitto come mezzo legittimo di mutamento sociale, riconducendo tutto al tema classico delle classi pericolose, paradigma del potere che trasforma le vittime in colpevoli.
Se questo è lo scenario che contraddistingue l’“infame civiltà”, a maggior ragione chi propone conflitto sociale a partire dai legami di solidarietà che prendono corpo dalla condivisione di una medesima condizione di classe, sullo sfondo di una appartenenza territoriale che si vorrebbe miserabile, non può che assumere per il mondo legittimo i tratti della classe “canaglia”. Si tratta della classe pericolosa, di quella fetta di miserabili storicamente incubo dei dominanti, spesso incompresa nel suo incedere anche dal resto del “mondo dei vinti”, poiché precorritrice di nuovi sentieri di lotta.
Una classe canaglia delle periferie che nell’epoca delle passioni tristi si prefigura ai nostri occhi come “santa” poiché in possesso per sua natura di quelle caratteristiche di appartenenza, identità e solidarietà che lasciano sperare di poter intravedere all’orizzonte un mutamento dei rapporti economici e sociali.
Una santa canaglia composta dai fratelli di miseria e dalle sorelle di fatica, ovvero gli indispensabili, coloro che con il loro esempio di lotta restituiscono speranza e dignità a tutti i dannati della terra, mostrando come la strada del riscatto, seppure in apparenza impervia, possa essere percorsa dai diseredati, senza mai dimenticare che ogni tempesta inizia con una singola goccia.
Una classe in movimento costretta oggi sulla difensiva, impegnata a non soccombere di fronte alle ricadute sociali di una crisi economica senza fine, ma che in tempi forse non troppo lontani potrebbe marciare compatta, assieme ai dannati di ogni luogo, verso il sole dell’avvenire.

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