La coscienza di Hosa

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Guido Chelazzi

pp. 1o4
Anno 2020
ISBN 9788869481390

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Descrizione

Guido Chelazzi
La coscienza di Hosa
Storia e responsabilità di un umano dell’Antropocene

Il tempo del negazionismo ambientale è scaduto. Oramai l’Antropocene è entrato nell’immaginario collettivo, per esprimere la profonda transizione in atto negli ecosistemi planetari, di cui siamo attori e spettatori. La discussione sulle responsabilità è aperta. Come si è arrivati a questo stato di cose, per quali dinamiche e quando si è imboccata la strada dell’Antropocene? E soprattutto, quali possibilità concrete abbiamo di venirne fuori, e con quali politiche? Servirà rivedere profondamente i modelli di sviluppo, fino addirittura a imporre una frenata alla crescita economica e al progresso, oppure si può andare avanti fiduciosi nel fatto che la scienza e la tecnica salveranno l’umanità e il pianeta dalla catastrofe? Esistono alternative a queste contrapposizioni e allo scontro ideologico che ne deriva?
Il saggio affronta da una prospettiva antropologica ed ecologica queste domande, in riferimento alla storia profonda del rapporto fra cultura e natura umana, portando al centro della discussione il tema della consapevolezza e della responsabilità individuale. Hosa, un umano qualunque di un qualsiasi paese ricco e sviluppato, s’interroga sulla propria storia e sul proprio futuro e giunge alla conclusione che non abbiamo alibi: a differenza degli umani del passato noi, abitanti del mondo antropocenico, siamo ampiamente informati di cosa è accaduto nel corso della nostra storia naturale e culturale e di cosa sta accadendo oggi in conseguenza delle nostre azioni. E dunque ognuno, in prima persona, è responsabile del mondo che lascerà in eredità alle generazioni future.

Guido Chelazzi è professore di Ecologia presso l’Università degli Studi di Firenze. Fra i suoi libri: L’impronta originale. Storia naturale della colpa ecologica (Einaudi, 2013); Inquietudine migratoria. Le radici profonde della mobilità umana (Carocci, 2016).

RASSEGNA STAMPA

UN ASSAGGIO

Prologo

Il suo nome è Hosa e ha il volto dell’umano comune, cittadino di un qualunque paese sviluppato. È moderatamente istruito, sufficientemente rispettoso delle regole sociali e geloso della propria identità culturale, che gli dà sicurezza di fronte alla complessità del mondo. È consapevole di appartenere a una civiltà straordinaria, che si è costruito con la religione, la filosofia, l’arte, la scienza, l’economia e con altri metodi meno nobili che è meglio non ricordare.
Tuttavia Hosa sta attraversando una grave crisi di identità. Anche perché, dimenticandone gli straordinari meriti, le sublimi espressioni artistiche, le incredibili scoperte scientifiche, le strabilianti innovazioni tecnologiche, l’enorme innalzamento del livello di benessere e la cura di malattie che hanno portato morte e sofferenza nel lungo passato dell’umanità, molti vogliono farlo passare alla storia come colui che sta rovinando il pianeta e che mette a rischio, insieme a quella delle altre specie viventi, la stessa propria sopravvivenza.
In un’epoca di critiche velenose e incertezze sul futuro, Hosa sente un assoluto bisogno di ridefinire la propria immagine e riaffermare il senso positivo della propria presenza sul pianeta. Ha una strategia ben chiara in mente per fare questo. Tenterà di sostenere che tutte le colpe che gli vengono addebitate – gli ecocidi e anche il genocidio dei suoi parenti più stretti – sono nient’altro che gli effetti collaterali e inevitabili di una complessa carriera espressione di un destino che lo trascina in un continuo progredire dalla brutalità alla civiltà; un progresso che non può essere né arrestato né messo in discussione. Così ha deciso che racconterà a modo suo la storia della propria vita.
Inizierà questo racconto convinto del fatto che la sua storia sia nient’altro che il dipanarsi di un processo migliorativo, complicato talvolta dagli accidenti del caso, ma sostanzialmente coerente e necessario, del quale più che responsabile, semmai, è attore predestinato. Questa vicenda è unica e inarrestabile come lo sviluppo di un vivente, come il germogliare di un seme, e credere di poterla deviare o anche solo rallentare sarebbe, oltre che velleitario, anche pericoloso, e andrebbe contro la natura delle cose. Di quale natura? Di quali cose? Chi ha stabilito questo copione che gli è stato dato da recitare? Qui la prudenza gli suggerisce di prepararsi a due possibilità. Se avrà la percezione che chi lo ascolta abbia inclinazioni religiose, tirerà in ballo il disegno divino. Se invece avrà a che fare con un pubblico laico, la butterà sull’evoluzione. Un’evoluzione necessaria e ineludibile, ancorché casuale, quanto una storia voluta e imposta dall’alto.
Il secondo pilastro della sua autorappresentazione è che attraverso questo progresso è riuscito a raggiungere un traguardo, unico fra gli esseri viventi: quello di tirarsi fuori dalla natura e dai suoi condizionamenti. La scienza – una delle massime espressioni del suo progresso culturale – lo ha dotato di strumenti conoscitivi e predittivi straordinari, che gli consentono di mettersi al riparo dai suoi capricci imprevedibili. Ma gli fornisce anche i mezzi per sfruttarla e piegarla alle proprie esigenze. Cos’è quest’accusa di essere un tiranno ambientale? Il fine ultimo del progresso non è forse, da sempre, la liberazione dai vincoli della Natura attraverso la propria Cultura? Che imperdonabile atto di presunzione – o di ingratitudine – sarebbe ora rinunciare ai suoi vantaggi per stupide questioni ideologiche!
Se risultasse che la sua storia culturale, sociale ed economica sono la prosecuzione della sua storia naturale in questo necessario progredire, il gioco sarebbe fatto: ne uscirebbe non solo scagionato per le azioni del passato, ma anche per quelle del presente che si ribaltano sul suo futuro e sul futuro dell’intero consorzio biologico della Terra. Se invece questa tesi non reggesse, si troverebbe costretto a rivedere profondamente non soltanto le idee che si è fatto sul proprio passato, ma anche quelle che ha su come garantire un futuro a se stesso e al pianeta.