Indecorose

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Serena Olcuire

pp. 236
Anno 2023 (gennaio)
ISBN 9788869482458

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Descrizione

Serena Olcuire
Indecorose
Sex work e resistenza al governo dello spazio pubblico nella città di Roma

Questo libro affronta la dimensione spaziale della prostituzione di strada, muovendo da tre considerazioni: la presenza del sex work ci interroga sulla dimensione di genere dello spazio urbano; la rimozione dei corpi delle sex worker dalle strade delle città italiane ci interpella sulla concezione e sul governo dello spazio pubblico e sulla cultura civica urbana attuale che esso esprime; le politiche messe in atto evidenziano il ruolo fondamentale che esso può avere nelle traiettorie di autodeterminazione o marginalizzazione di chi lo vive.
Le voci delle diverse soggettività coinvolte – le sex worker, le soggettività trans, le cittadine e i cittadini di alcuni quartieri periferici di Roma – sono messe in dialogo con una ricostruzione delle politiche istituzionali sulla prostituzione in Europa e in Italia, ma anche con una riflessione sulle politiche di costruzione e governo dello spazio urbano attraverso un’ottica di genere, inserendosi così nel filone di studi che mirano a riconoscere la violenza strutturale che lo spazio urbano esercita su chi lo attraversa con un corpo femminile.

Serena Olcuire, architetta urbanista, ha conseguito un dottorato di ricerca in Ingegneria dell’Architettura e dell’Urbanistica presso Sapienza Università di Roma, dove è attualmente parte del LabSU-Laboratorio di Studi Urbani. Collabora con il Master “Studi del Territorio/Environmental Humanities” dell’Università di Roma Tre, presso la quale è attualmente assegnista di ricerca. È parte dell’Atelier Città Transfemminista di IAPh Italia, per il quale ha curato, con Chiara Belingardi e Federica Castelli, La libertà è una passeggiata. Donne e spazi urbani tra violenza strutturale e autodeterminazione.

RASSEGNA STAMPA

UN ASSAGGIO

Indice

7 Perché (ancora) la strada? Un’introduzione

Nota a margine. Le parole sono importanti!

19 Capitolo primo. Paulette

Roma, città sommersa. Conati di un’etnografia peripatetica; Spòstati, spostato! Il ruolo dello spazio nel percorso di una sex worker; Cuando llegó Paulette, Roma tremò. L’approdo al Viminale; Il controllo territoriale, tra forze endogene ed esogene; Mariti e documenti: i primi passi per l’emancipazione; Manganelli e caffè, il difficile rapporto con lo spazio pubblico; La grande bellezza. Centro storico, rovine e sex work; Piramide, Ostia, Pigneto alla conquista della sistemazione autonoma; Tattiche e relazioni, un manuale per la sopravvivenza urbana; Migrazioni e prostituzione in Italia: una resistenza ai margini

55 Capitolo secondo. Il controllo spaziale del sex work in Europa

Vecchie e nuove posizioni; Geografie per affermazione: il paradigma del contenimento; I quartieri a luci rosse olandesi, regioni morali per affermazione; Madrid, tra negazione dello spazio pubblico e affermazione dei clubes; Geografie per negazione: il paradigma dell’esclusione; Svezia, Francia, la battaglia per il neoproibizionismo; Il profitto della rimozione. La città revanscista e la gendered gentrification

69 Capitolo terzo. Cosa succede in Italia?

Le girovaghe, cittadine a mezzo servizio; Decoro, un’ossessione italiana; Le ordinanze sindacali, strumento di governo del territorio; Il Decreto Minniti e il Daspo urbano; Le condotte allontanate; Il Daspo va in città. Retoriche, aree prescelte, casi limite; Daspo urbano e sex work; Per la sicurezza di chi?; Dopo il filo spinato: la virtualizzazione delle delimitazioni spaziali; Definire lo Spazio Pubblico: accessibilità, incontro, libertà di usi; Spazi di libertà, spazi di resistenza?

102 Capitolo quarto. La città delle enclave. C’è un posto per tutti: la proposta di zoning tra Casale Rosso e Tor Sapienza

Tor Sapienza, terra di enclave; I fatti di Tor Sapienza, la “lotta al degrado” e il Coordinamento di Ribellione; Piazzale Pino Pascali, un mercato 24/7; Di chi è il piazzale? La conflittualità con gli abitanti di Casale Rosso; Lo zoning; Problematizzare lo zoning: il meccanismo di produzione di zone rosse; Un possibile strumento di convergenza cittadina?; Il posto giusto; Mediazione, ma tra chi?; La lezione dello zoning

134 Capitolo quinto. La città illegale. La favela romana, laboratorio di convivenza in un quartiere di edilizia pubblica

Un microcosmo autarchico; Chi si occupa del Quarticciolo?; La favela. Decadenza o ecosistema?; Tre tracce; Gabriela; Patrizia; Letizia; Come si entra in favela; Di cosa si vive in favela; Come si convive in favela; So’ n’angoscia. I rapporti tra favela e il Quarticciolo; I rapporti con l’Ater: un futuro opaco; L’insegnamento (e il monito) di una convivenza forzata

174 capitolo sesto. La città dei clienti. Un forum

Analisi di uno spazio virtuale (per viaggiare nello spazio fisico); Roma è un pianto. Le geografie del sex work viste dai clienti; Uno stato di inquietudine. Finestre sull’autorappresentazione dei clienti

186 capitolo settimo. Il tuo corpo è un terreno di lotta. La dimensione di genere della sicurezza urbana

Corpi che contano, corpi che non contano; Il sex work come un problema di convivenza con la diversità; Pianificare la diversità; Lo spazio della differenza in Italia: femminismi, gender mainstreaming e politiche urbane; Sicurezza e genere? Le strade libere le fanno le donne che le attraversano; Wher, l’app della paura; Non stare al proprio posto: chi ha paura delle sex worker?; Corpi sessuati nello spazio. Alcuni strumenti dei movimenti transfemministi queer; Spazi precari come condizione produttiva: blog, squat e spazio pubblico; Pratiche, contributo alla progettazione?

213 Qualche riflessione conclusiva

225 Ringraziamenti

227 Bibliografia


 

Perché (ancora) la strada? Un’introduzione

Questo libro è il frutto di una tesi di dottorato che osserva la dimensione spaziale della prostituzione di strada. Lo fa dalla prospettiva degli studi urbani, ma attraversando molti altri campi, disciplinari e non. Dopotutto si tratta di un tema che permette di affacciarsi su argomenti ben più ampi, interrogandoci sul carattere dello spazio pubblico e sollecitando un dibattito culturale e profondamente politico.
Mi è stato domandato molte volte perché un’architetta, un’urbanista o chiunque studi, concepisca e progetti lo spazio si dovrebbe occupare di sex work. Io ho trovato quest’argomento urgente e importante, perché all’intersezione di tematiche urgenti e importanti. Innanzitutto, la presenza del sex work ci interroga sulla dimensione di genere dello spazio urbano: è incontestabile che le sex worker siano per un’imponente maggioranza donne cis o trans, e la loro presenza stimola una riflessione non solo su una particolare estensione della sessualità fuori dagli spazi privati, ma anche sull’esplicitazione dei rapporti di potere tra maschile e femminile, nonché sul concetto di pudore e la sua materializzazione sui corpi delle donne.
Inoltre, se la strada diventa il territorio principale sul quale sottrarre al sex work ogni legittimità morale e giuridica (Serughetti 2013), la rimozione dei corpi delle sex worker dalle strade delle città europee (e in particolare italiane) ci interpella sulla concezione e sul governo dello spazio pubblico nella sua interezza e nel suo esprimere una cultura civica urbana contemporanea. Tale tema suggerisce di analizzare criticamente una deriva securitaria delle politiche di governo delle nostre città, che sempre più sembrano nutrirsi della retorica del decoro, spogliando lo spazio pubblico della sua innata vocazione di luogo dell’incontro con la diversità a favore di una sua messa a valore esclusivamente economica.
Infine, le sex worker che esercitano in strada sono spesso testimonianza di una marginalità più o meno rilevante. Tale marginalità nasce nella dimensione economica e sociale, ma può essere contrastata o amplificata nella dimensione spaziale, attraverso le scelte di gestione dello spazio pubblico o di politiche abitative. Chi si occupa di pensare lo spazio, dunque, ha il dovere di interrogarsi sul ruolo fondamentale che esso può avere nelle traiettorie di emancipazione, affermazione o marginalizzazione di chi lo vive: qual è il suo ruolo nell’ostacolare o promuovere dinamiche e trasformazione dei ruoli di genere? Qual è il suo ruolo nell’assecondare o contrastare percorsi di autodeterminazione e miglioramento della qualità della vita delle sex worker? Come viene favorita l’esclusione delle sex worker, e di molti altri abitanti della città, attraverso la gestione dello spazio? Nonostante le sex worker siano nel migliore dei casi sistematicamente ignorate dalle politiche istituzionali, e nel peggiore esplicitamente perseguite, come vivono la città e contribuiscono attivamente alla produzione di luoghi ed economie urbane?
Ho tentato di interpellare, direttamente o indirettamente, alcune delle diverse soggettività coinvolte dal fenomeno, provando a far emergere la dimensione spaziale delle loro testimonianze. Ovviamente, una fitta selva di altre questioni è emersa con preponderanza; questioni imprescindibili, talvolta per comprendere la sfera lavorativa o relazionale delle sex worker, talvolta per descrivere dinamiche e caratteristiche socio-politiche dello sfondo urbano di tutta la ricerca, la città di Roma.

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