Il tempo inquieto

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Franco Milanesi

pp. 147
Anno 2022 (maggio)
ISBN 9788869482229

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Descrizione

Franco Milanesi
Il tempo inquieto
Per un uso politico della temporalità

Se l’organizzazione e il controllo dello spazio sono propri della sovranità politica, la dimensione del “politico” è, non meno, strettamente legata a un razionale uso della temporalità. Dopo una prima fase, in cui la ciclicità naturale riduce ogni istanza modificativa, la politica moderna si distacca dalla concezione destinale dell’umano svolgendo e utilizzando i modi del tempo. Il passato, la memoria e la storia per radicare negli eventi trascorsi la propria identità e progettualità politica. Il presente, come il tempo dell’occasione per la trasformazione o il governo della realtà effettuale. Il futuro come proiezione strategica e attesa. Questo modello collassa a partire dagli ultimi decenni del Novecento quando si impone il “presentismo”, un regime temporale segnato dalla concentrazione sul presente, esaltato e accelerato dalle pratiche del consumo. Un ritorno all’eterno ritorno dell’identico, un dominio dell’attualità in cui la politica è ridotta a risposta rapida alla contingenza più stretta. Un rilancio della politica – la scommessa per una sua rinnovata forza vitale – non può dunque non passare per una “distensione” del pensiero e dell’agire lungo l’intero arco della temporalità, attivando il passato, sollecitando il presente, progettando il futuro.

Franco Milanesi ha lavorato per quarant’anni nelle scuole di Pinerolo, città dove abita e in cui ha svolto attività politica e culturale. Ha conseguito due dottorati di ricerca in filosofia a Torino e Genova. I suoi articoli sono apparsi su riviste storiche e filosofiche. Sul settimanale “Diario” ha tenuto per diversi anni una piccola rubrica di cronaca scolastica. Sul terreno del politico si collocano i suoi libri: Militanti (Punto Rosso, 2010), Ribelli e borghesi. Nazionalbolscevismo e rivoluzione conservatrice. 1914-1933 (Aracne, 2011), Nel Novecento. Storia, teoria, politica nel pensiero di Mario Tronti (Mimesis, 2014).

RASSEGNA STAMPA

UN ASSAGGIO

Indice

7 Introduzione

La politica del tempo; La linea temporale della modernità

25 Capitolo primo. Tempo ciclico

Eterno ritorno, etica e sistemi d’ordine; Cadenze e linearità: un tempo per l’uomo

40 Capitolo secondo. Tempo lineare

Scienza, politica, economia; Spazializzare il tempo; Temporalità moderna; Passato, memoria, ricordo, storia; Della vocazione e dell’interesse in politica. Una lettura temporale; Modernità non immemore; Futuro prossimo; Passaggio d’epoca; Governare/rivoluzionare il presente; Dal governo alla governance. Verso il presentismo

90 Capitolo terzo. Presentismo circolare

Del presente capitalistico e di quello ribellistico. Orizzontalità e verticalità; Populismo, democrazia, autocrazia: la politica presentista oggi; Capitalismo presentista, crisi, pandemia; L’individuo nella saturazione del presente. No future; Immemori; Tecno-capitalismo e presentismo digitale; Suicidio del Politico; L’accelerazione del lavoro nell’immoto girotondo; L’individuo asociale e il presente delle passioni tristi; Infine

132 Capitolo quarto. Il politico e la nuova temporalità

Contro il ritmo della riproduzione. Società; Ripoliticizzare il tempo; Pensiero


 

Introduzione

Il tempo è la sostanza di cui io sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco.
Jorge Luis Borges, Nuove confutazioni del Tempo

La politica del tempo

La politica viene prevalentemente rappresentata come azione nello spazio, organizzazione del territorio e delle relazioni materiali e simboliche che su esso si svolgono.
Il nesso politica-spazio si impone come tema imprescindibile in particolare nella riflessione sullo Stato che pur non esaurendo il politico rappresenta l’asse portante della modernità. Machiavelli e Hobbes, Kelsen e Schmitt rilevano con diversità di accenti che non si dà sovranità se non come esercizio del potere perimetrato su un luogo. “In questo senso l’occupazione di terra – con la delimitazione rispetto a un fuori – era l’atto che consentiva a una comunità di esistere, e dunque a un Volk, per così dire, di nascere”. Nondimeno, un concetto relativamente sfuggente come quello di “nazione” (nella modernità intrecciato in modo inscindibile con lo Stato) esprime tutta la sua potenzialità mobilitante solo nella sua applicazione fisico-spaziale. Mura e confini, imperialismo e cittadinanza, terra e mare, edifici e commercio, flussi che calano sui luoghi in cui si svolge la vita di donne e uomini, territori innervati dalla fitta rete della riproduzione sociale e della politica. Tutto ciò ci appare nella cornice di una precisa collocazione spaziale.
Ma se la spazialità spicca in ragione della sua pregnanza materiale è non meno evidente che ogni agire politico si intreccia con una specifica concezione del tempo. La spazialità va dunque immessa in una dimensione a cui appartiene il governo del tempo, cioè l’uso dei “regimi di temporalità” attivati dalla politica. L’affermazione di Deleuze secondo cui “della durata stessa o del tempo, possiamo dire che è il tutto delle relazioni”, accoglie, nella sua estensività, le diverse declinazioni che il tempo ha storicamente espresso, un profluvio di “definizioni” a riprova della centralità e della sfuggevolezza del concetto: l’a priori trascendentale che struttura il rapporto singolo-mondo; il tempo-storia di matrice hegeliana; il tempo assoluto oggettivato dalla fisica newtoniana; la “struttura originaria della totalità dell’Essere dell’Esserci”, cioè di quell’ente-uomo che “non è ‘temporale’ perché ‘sta nella storia’, ma che, al contrario, esiste e può esistere soltanto perché è temporale nel fondamento del suo essere”. O, ancora, l’agostiniana “misura umana” della vita o l’atto di “presa di presenza” esistenziale: “Io sono stato. Io sarò. Quel che sono stato non lo sono più. Quel che sarò non lo sono ancora. Sono solo quello che sono qui e adesso, punctum temporis, in questo preciso istante […] il tempo è pensato nell’istante in cui l’io pensante ri-flette su di esso. Nello stesso istante il tempo non è già più presente e non è ancora futuro”.