Il prisma della flat tax

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Mario Pomini

pp. 143
Anno 2021 (novembre 2021)
ISBN 9788869482069

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Descrizione

Mario Pomini
Il prisma della flat tax
Dal liberismo illuminato al populismo economico

La proposta di una tassa sul reddito con una sola aliquota (flat tax) ha trovato recentemente ferventi sostenitori in Italia. Secondo alcuni, il passaggio a questo nuovo strumento tributario, peraltro mai applicato nei paesi ricchi – nemmeno negli Usa, nonostante la sua forte tradizione culturale liberista –, sarebbe in grado di rendere il nostro sistema fiscale più semplice ed equo, e inoltre contribuirebbe a sradicare alcuni vizi antichi, primo tra tutti una evasione fiscale che in Europa probabilmente non ha eguali. Altri invece, e finora sono i più, non condividono questo ottimismo e anzi la criticano come uno dei tanti miti economici che nascondono ben altre intenzioni, e possono avere degli effetti molto negativi sull’economia e sulla società. Di fronte a valutazioni così radicalmente differenti, l’opinione pubblica non può che risultare frastornata, anche perché il terreno delle riforme fiscali, come la storia ci insegna, è insidioso e pieno di tranelli. Rimane la domanda fondamentale: quali sono i rischi e le opportunità per l’individuo e per la società nell’abbandonare l’imposta progressiva sul reddito nata nel secolo scorso, per passare a un sistema completamente differente?
Evitando il linguaggio specialistico, il volume, che esamina puntigliosamente l’evoluzione del sistema fiscale italiano alla luce dell’emergere della prosposta della flat tax e del suo impatto sul sistema politico attuale, intende fornire gli strumenti per una piena comprensione del tema e demistificare i molti elementi che lo circondano.

Mario Pomini è professore associato di economia politica e con l’abilitazione di professore ordinario in Storia Economica presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova. I suoi interessi sono rivolti principalmente alla storia delle idee economiche e ai rapporti tra il pensiero economico e le scelte istituzionali. Ha pubblicato numerosi articoli su riviste sia nazionali che internazionali di storia del pensiero economico e alcune monografie di carattere scientifico.

RASSEGNA STAMPA

UN ASSAGGIO

Indice

7 Prefazione

11 Capitolo primo. Gli economisti e la flat tax: un incerto cammino lungo più di un secolo

Introduzione; Smith ed i quattro principi universali della tassazione; Mill e la nascita dell’idea della flat tax. La proposta di un liberale progressista; I sistemi tributari alla prova della seconda rivoluzione industriale; La rivoluzione marginalista e la definitiva affermazione dell’imposta progressiva; Il dibattito in Italia e le teorie politico-sociologiche della progressività; La riflessione conclusiva di Einaudi; Il secondo dopoguerra, la rivoluzione keynesiana e la nascita della finanza funzionale; Il dibattito teorico più recente (i): la teoria dell’imposta ottimale; Il dibattito più recente (II): spesa pubblica, tasse e crescita economica; L’affermazione della progressività e l’oblio della tassa proporzionale nel Novecento

51 Capitolo secondo. Da Friedman a Trump. La rivoluzione mancata della flat tax negli Usa

Uno sguardo d’insieme; Il liberismo conservatore radicale di Friedman in Capitalismo e libertà; La proposta della flat tax di Milton Friedman: un’idea da Nobel o una semplice provocazione culturale?; Ancora Friedman: dalla tassa piatta all’imposta negativa; La rivoluzione fiscale di Reagan e la curva di Laffer; La flat tax è dimenticata ma il debito pubblico esplode; La questione fiscale tra politica ed economia: la riforma di Trump; Oltre gli Usa. La flat tax globalizzata dei paesi a basso reddito

76 Capitolo terzo. Il sistema fiscale italiano oggi. Ancora evasori e tartassati come negli anni Settanta?

La tortuosa via delle riforme fiscali del dopoguerra in Italia; Una lunga deriva; Il convitato di pietra. Il bilancio dello stato in breve; Le tasse in Italia: una sommaria radiografia del sistema fiscale; Le tasse sul reddito in Italia: una parziale anatomia dell’Irpef; Ancora evasori e tartassati come negli anni Settanta; Le mini flat tax avanzano. Il proletariato delle partite Iva; La balcanizzazione dell’imposta progressiva sul reddito. Irpef addio?

110 Capitolo quarto. Le pretese virtù della flat tax e il caso della politica italiana

Introduzione; Il mito ambiguo della semplicità; Una flat tax per combattere l’evasione?; La flat tax fa correre l’economia o la finanza? Il risparmio come benzina del capitalismo finanziario; La quarta virtù (non detta) della flat tax: tassa piatta o tassa bassa?; Flat tax o flirt tax? La proposta della Lega per Salvini; La flat tax liberista di Forza Italia; Un ritorno a Mill? La flat tax generalizzata dell’Istituto Bruno Leoni; La voce flebile di Confindustria; Le flat tax e il pallottoliere elettorale

138 Conclusioni. La flat tax tra mito e realtà


Prefazione

Le cronache giornalistiche riportano quasi ogni giorno notizie e opinioni che riguardano la flat tax (la tassa piatta), espressione inglese ormai entrata nel linguaggio comune. Si tratta di un nuovo tipo di imposta sul reddito con una singola aliquota che dovrebbe sostituire la tradizionale imposta progressiva, l’Irpef, con la sua scala di aliquote crescenti che milioni di contribuenti ben conoscono. La proposta di una tassa sul reddito con una sola aliquota ha trovato recentemente dei ferventi sostenitori in Italia. Secondo alcuni il passaggio a questo nuovo strumento tributario, peraltro mai applicato nei paesi ricchi, sarebbe in grado di rendere il nostro sistema fiscale più semplice ed equo, e inoltre contribuirebbe a sradicare alcuni vizi antichi, primo tra tutti una evasione fiscale che in Europa probabilmente non ha eguali. Altri invece, e finora sono i più, non condividono questo ottimismo e anzi la criticano come uno dei tanti miti economici che nascondono ben altre intenzioni, e possono avere degli effetti molto negativi sull’economia e sulla società. Di fronte a valutazioni così radicalmente differenti, l’opinione pubblica non può che risultare frastornata, anche perché il terreno delle riforme fiscali, come la storia ci insegna, è insidioso e pieno di tranelli. Rimane la domanda fondamentale: quali sono i rischi e le opportunità per l’individuo e per la società nell’abbandonare l’imposta progressiva sul reddito nata nel secolo scorso, per passare a un sistema completamente differente?

Rispondere a questa domanda non è facile perché l’economia, come ogni altra scienza sociale, non è una scienza esatta. In questo caso, tuttavia, un aiuto prezioso può venire dall’analisi del passato. Guardando indietro nel tempo vedremo come la tassa piatta sul reddito sia una proposta fiscale che ha almeno un secolo e mezzo di storia, un’idea che ha avuto nel tempo autorevoli sostenitori, e che, verso la fine del Novecento, ha trovato anche qualche parziale applicazione. La flat tax è tutto, fuorché un’idea nuova e mai sperimentata. Ecco allora che, per cercare una via di uscita in questa intricata materia, una possibilità è quella di dotarsi di uno sguardo lungo, che vada ben al di là delle circostanze del presente per offrirci una visione più ricca e completa. Ed è quello che mi propongo di fare in questo volume che vuole esplorare le vicende della tassa piatta dalla sua origine fino al presente.

Il primo capitolo è dedicato alla storia della tassa piatta nella riflessione degli economisti. Vedremo come la proposta di una tassa con aliquota proporzionale sia uscita ancora a metà Ottocento dalla penna di uno dei grandi pensatori liberali e progressisti dell’Ottocento, l’economista e filosofo inglese John Stuart Mill. Su di essa hanno ragionato generazioni di economisti, ma la scelta è caduta sull’imposta progressiva, ritenuta più conforme agli sviluppi economici e sociali del tempo. La tassa piatta, in altre parole, non ha mai convinto fino in fondo gli studiosi di questa materia, certamente non i Parlamenti che hanno ammodernato verso la fine dell’Ottocento i vecchi sistemi tributari.

L’idea di tassa piatta è stata ripresa, questo è il tema del secondo capitolo, in maniera autorevole nel 1962 dall’economista americano Milton Friedman, premio Nobel dell’economia, che ne ha fatto la proposta di punta del suo programma liberista e iperconservatore. Quest’idea, come molte altre contenute nel suo manifesto intellettuale Capitalismo e Libertà (1962), non poteva attecchire nel contesto ostile della guerra fredda e dello sviluppo dello Stato sociale, ma è stata scartata anche dalle Amministrazioni conservatrici americane che pur hanno fatto, dagli anni Ottanta in poi, della semplificazione del fisco e della riduzione delle tasse, il loro cavallo di battaglia elettorale privilegiato (e di successo). Anche il Presidente Trump nella sua riforma fiscale del 2017, denominata significativamente Tax Cuts, ha scartato l’ipotesi dell’aliquota unica. L’imposta piatta ha trovato invece applicazione negli anni Novanta nelle economie di alcuni paesi ex-comunisti, come le piccole repubbliche baltiche o la Russia, e in alcuni paesi in via di sviluppo, come la Mongolia o il Madagascar, facendo così pensare che la rivoluzione fiscale, correlata alla imposta piatta, possa essere, tutto sommato, più adatta alle economie poco sviluppate.