Estetica sovversiva

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Luca Martignani

pp. 119
Anno 2022 (novembre)
ISBN 9788869482397

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Descrizione

Luca Martignani
Estetica sovversiva. Sulla rappresentazione e gli oggetti culturali

I saggi qui raccolti sono dedicati al carattere critico e potenzialmente sovversivo della rappresentazione, inclusa quella artistica e letteraria. Tale carattere lo si può evincere anzitutto dal gesto del creativo, dalla sua capacità di immaginare contro-mondi o di privilegiare la provocazione e l’idea rispetto alla tecnica, come nel caso delle trasformazioni intervenute nell’arte contemporanea.
La riflessione di Martignani muove dal significato sociale del dandysmo, attraversa la sottocultura skinhead e propone una ermeneutica degli oggetti attraverso esempi letterari e cinematografici orientati a immaginare mondi diversi da quello esistente, sottoponendo quest’ultimo a critica sul piano socioculturale e politico. Essa si inquadra pertanto nel contesto dell’estetica sociale, non solo per individuare le categorie che operano forme specifiche di dominazione simbolica (come il sesso, la droga, il capitale), ma anche per indicare il modo in cui attribuiamo senso alla realtà. È in questa accezione che il contenuto del testo si può definire sovversivo: analizza in modo critico alcuni scenari sociali da un punto di vista estetico. Lo fa cercando di riconoscere negli aspetti esteriori della cultura e nel valore simbolico degli oggetti gli elementi che sottolineano la critica all’ordine costituito e a specifici tratti delle norme sociali.

Luca Martignani è professore associato di Sociologia generale presso l’Università di Bologna. Si occupa di teoria sociologica, di ontologia sociale e della relazione tra rappresentazione (fiction, cinema e letteratura contemporanea) e realtà sociale. Per i nostri tipi ha pubblicato Realismo sovversivo. Sociologia del genere noir (2018).

RASSEGNA STAMPA

UN ASSAGGIO

Indice

7 introduzione

15 1. Politica del Dandy: il senso delle norme da Baudelaire a Limonov

Movimento estetico (espressione); Condizione umana del dandy (distinzione); Politica del dandy (opposizione); Svincolarsi dalle convinzioni dalle pose dalle posizioni; La relazione critica tra individuo e aspettative di comportamento (sovversione)

32 2. Sovvertire il luogo comune: genealogia e fenomenologia dello stile Skinhead

Spirit of 1969: il discorso sulle sottoculture e l’emergere della scena skinhead; Culto, scena & movimento; Il fraintendimento politico: gli skinhead non sono necessariamente naziskin!

40 3. Potere e volontà di potenza in La vita agra di Luciano Bianciardi

Appropriazione indebita; Piattaforma girevole; Il primato dell’estetica sulla funzionalità

49 4. Disincanto e straniamento nella trilogia di Claudio Caligari

Un prequel ideale per la trilogia: Accattone di PPP (1961); La bellezza tragica dell’escluso: l’habitus di Caligari tra Pasolini, Scorsese e Bresson; L’incanto e il disincanto; Show don’t Tell. Il meccanismo narrativo e la droga come protagonista; Il superamento dell’incanto e dell’estetica dell’escluso: non c’è niente di bello nel vivere così
60 5. Sovvertire la deduzione: Simenon in un frammento di Renato Olivieri

Cultura popolare e interrogativi sociologici sugli oggetti ordinari; La lettura analitica di citazioni tratte da una (necessaria) selezione di testi; Prima Parte: Due momenti chiave nello sviluppo della filosofia del romanzo poliziesco; Seconda Parte: La funzione epistemica di un omaggio al Commissario Maigret; Riflessioni conclusive

87 6. Ermeneutica degli oggetti nella rappresentazione e nella fiction

Oggetti e debolezza simbolica della struttura sociale di riferimento; Feticismo e grammatiche del capitale culturale; Auto-descrizione demiurgica attraverso gli oggetti; Status symbol ostentati e status symbol sopportati; Oggetti, rettitudine morale e bisogno di istituzioni adeguate; Oggetti come rigeneratori della memoria intorno a un trauma collettivo o individuale

107 Ringraziamenti

108 Fonti
Saggi (volumi, capitoli di libro e articoli in rivista); Narrativa, Filmografia; Serie TV; Discografia; Sitografia


 

Introduzione

La rappresentazione non è necessariamente artistica ma è sempre potenzialmente sovversiva.
Faccio uso personale e consapevole del termine potenzialmente: non soltanto perché l’etimologia della parola richiama la volontà di potenza ma anche perché indica un atteggiamento doverosamente cauto che stempera un’affermazione altrimenti perentoria. Il carattere intimamente sovversivo della rappresentazione si può evincere anzitutto dal gesto del creativo, nella sua capacità di immaginare contro-mondi (per riprendere un lessico luhmanniano) o di privilegiare la provocazione e l’idea rispetto alla tecnica, come nel caso delle trasformazioni intervenute nell’arte contemporanea. Per riprendere le argute parole del critico d’arte Francesco Bonami:

Marcel Duchamp, il padre di tutte quelle che molti continuano a considerare imposture, credeva fermamente che quello che noi immaginiamo sia arte. La sua prima grande provocazione, nel 1917, fu di presentare in una galleria un orinatoio capovolto, intitolandolo Fontana, e firmandolo con lo pseudonimo R. Mutt. Fu divorato vivo, ma innescò una rivoluzione. Il pisciatoio di ceramica bianco era veramente arte? Forse no. Artistica, geniale, liberatoria, sovversiva, fu l’idea, e questo basterebbe, e bastò, a farlo diventare arte (Bonami 2019, p. 13).

L’opera di Duchamp, non sta dunque nell’orinatoio ma nel gesto di esibirlo come ricorda Arthur Danto (Danto 1981; trad. it. 2021), nel rappresentarlo esteticamente e provocatoriamente, esponendola ad interpretazioni. Che la rappresentazione estetica e le sue forme (la scrittura, la pittura, le arti visive, la fotografia, la performance nell’arte contemporanea, etc.), così come l’esperienza che possiamo trarne siano effettivamente sovversive dipende dunque anche dal contesto nel quale si producono .
Il discorso alla base di questo testo diventa sociologico. Esiste l’arte di regime, così come esiste la propaganda, e nell’ambito dei regimi alcune forme della rappresentazione sono proibite, la loro estetica misconosciuta mediante una svalutazione etica.
Penso al romanzo poliziesco all’epoca del Fascismo; penso alle pussy riot nella Russia di Putin, la cui inclinazione autoritaria era politicamente visibile ben prima dell’invasione dell’Ucraina. In questi regimi la libera espressione contesta il pensiero unico e diventa criminale, perché il dissenso è considerato reato di opinione, vilipendio, insurrezione.
Quando invece si realizzano in un contesto che garantisce le libertà fondamentali sul piano economico e politico, le forme della rappresentazione possono suggerire modi di interpretare differenti da quello prevalente, illuminare coni d’ombra, dare voce agli ultimi, esplicitare contraddizioni nei modelli di sviluppo economico e sociale, offrire parodie del potere.
La forme della rappresentazione provocano, evidenziano controversie e anche se non sono intenzionate a produrre pratiche eversive, rivelano un carattere sovversivo in quanto critico nei confronti delle società che le rendono possibili.
Il loro intento non è quello di devastare le norme sociali ma di sottoporle a critica, talvolta di immaginarne di nuove, altre volte di decostruire le false premesse sulle quali si fondano.
È il caso dei percorsi analizzati in questo contributo.

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