È solo l’inizio

 18.00

a cura di Ilaria Bussoni e Nicolas Martino

pp. 144
Anno 2018
ISBN 9788869481079

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Descrizione

È solo l’inizio.
Rifiuto, creatività e affetti nel lungo ’68
Introduzione e cura di Ilaria Bussoni e Nicolas Martino

Quali rotture ha determinato il ’68 e in che misura alcune di queste continuano a risuonare ancora oggi? L’uscita dalla fabbrica e il rifiuto del lavoro, la rivoluzione copernicana del conflitto di classe e della vita quotidiana, la trasformazione radicale delle relazioni tra i sessi e le generazioni, la questione del sapere e delle sue istituzioni, il rapporto con l’autorità, la norma e la salute mentale, il privato che sfonda la porta di casa e si fa politico. La creatività come strumento di lotta, l’arte povera e militante, la bellezza che scende per le strade e l’avanguardia che per qualche tempo si confonde con la vita chiudono il secolo breve e aprono la strada a quel lavoro dell’intelletto diffuso che caratterizza il nostro tempo e la sua economia di nuove subordinazioni. Sono questi i temi affrontati dagli interventi a più voci di autori – appartenenti, nella maggior parte dei casi, a una generazione più giovane che non ha partecipato al ’68 – chiamati a interrogarsi su ciò che rimane vivo dell’ultima grande rivoluzione del Novecento. Rileggere un anno la cui durata è superiore a un decennio non è l’occasione per commemorarlo, ma per cogliere il presente nel quale viviamo.

Interventi di: Peppe Allegri, Eric Alliez, Nanni Balestrini, Franco Berardi Bifo, Daniel Blanchard, Ilaria Bussoni, Federico Chicchi, Andrea Colombo, Pierre Dardot, Ida Dominijanni, Giovanna Ferrara, Claire Fontaine, Piero Gilardi, Gabriele Guercio, Maurizio Lazzarato, Nicolas Martino, Cristina Morini, Letizia Paolozzi, Franco Piperno, Gilda Policastro, Francesco Raparelli, Lidia Riviello, Marco Scotini, Sarantis Thanopulos, Elvira Vannini, Benedetto Vecchi, Paolo Virno, Federico Zappino.

Ilaria Bussoni è tra i fondatori della casa editrice DeriveApprodi e si occupa di estetica e cultura materiale. Con Raffaella Perna, ha curato Il gesto femminista. La rivolta delle donne: nel corpo, nel lavoro, nell’arte (DeriveApprodi, 2014).
Nicolas Martino si occupa di filosofia politica e teoria dell’arte, ha curato, tra l’altro, il volume Arte e multitudo di Toni Negri (DeriveApprodi, 2014). Fa parte del collettivo EuroNomade, scrive su “il manifesto” e “Doppiozero”.

Entrambi sono editor della rivista “OperaViva Magazine”, e per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma hanno curato le mostre Sensibile comune – Le opere vive (con Cesare Pietroiusti, 2017) e Looking Forward. Olivetti: 110 anni di immaginazione (con Manolo De Giorgi, 2018).

Rassegna stampa

Presentazione di: È solo l’inizio. Rifiuto, creatività e affetti nel lungo ’68 (ombre corte), con i curatori Ilaria Bussoni e Nicolas Martino, Augusto Illuminati, Lidia Riviello, Paolo Virno

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“il manifesto” – 18.12.2018

Come riprendere il sentiero interrotto dell’anticapitalismo
Roberto Ciccarelli

SAGGI. «È solo l’inizio. Rifiuto, affetti, creatività nel lungo ’68»,un libro curato da Ilaria Bussoni e Nicolas Martino, edito da Ombre Corte

Movimento storico-politico che ha aperto un mondo, e fatto balenare l’impossibile nella nostra gabbia d’acciaio, il Sessantotto è identificato con l’inizio del neoliberismo, non con la prima opposizione al capitalismo neoliberale. A destra come a sinistra, il Sessantotto – che non coincide con un anno, ma con un processo globale lungo almeno un ventennio – preoccupa ancora perché è il nome di un’opposizione radicale a ciò che si presuppone sia il “reale” in nome di una vita altra e vera; di una militanza per un divenire imprevedibile, drammatico e incommensurabile che coincide con la vita intesa come mezzo di se stessa, non come strumento in mano ad altri; in un pensiero della vita, non in una meditazione sulla morte.
OGGI,COME IERI, il problema è imbrigliare il desiderio e le facoltà dell’essere umano, schierandoli contro il loro stesso soggetto, in una torsione epocale che può portare a desiderare di essere schiavi in nome di una presunta libertà: quella dell’imprenditore di se stesso che promuove il brand dell’Io sul mercato delle identità e dei valori. La rivendicazione di una vita priva di finalità, o apriori, salvo quelli che si danno nell’esperienza per essere superate, è rovesciata nella ricerca di un’autenticità, una comunità originaria, un “popolo”. Una storia del Sessantotto, e delle idee che lo hanno contrastato, come quella di Serge Audier (La pensée anti-68, La Découverte), ha dimostrato invece che questo conflitto è iniziato da subito, cinquant’anni fa, e fa parte di ciò che oggi chiamiamo “Sessantotto”. E si può dire che rappresenti la materia stessa della nostra politica: il rovesciamento nell’opposto delle istanze di emancipazione e liberazione, sempre presenti nel nostro sentire e pensare, è programmaticamente perseguito al fine di neutralizzare, o deviare su tutt’altri obiettivi, il conflitto contro l’alienazione, l’(auto)sfruttamento, la generazione di una conoscenza che è forza produttiva, non solo contemplazione del disagio o celebrazione delle occasioni mancate.
ECCO COSA E’ DIVENTATO il Sessantotto: il nome che indica uno strano conformismo dell’anomalo. Per questo è stato ridotto allo sfoggio di una soggettività consumistica; alla diatriba edipica mamma-papà-figlio; al discorso generazionale di chi cerca un posto sul mercato per i suoi piccoli sogni di imprenditore di se stesso; al discorso reazionario, e infondato, di una presunta superiorità dei “diritti civili” contro i “diritti sociali” oppure a quello di evento minore rispetto alla grande storia del politico con la maiuscola.
È SOLO L’INIZIO.Rifiuto, affetti, creatività nel lungo ‘68, il libro curato da Ilaria Bussoni e Nicolas Martino pubblicato da Ombre Corte (pp.199, euro 18), si sottrae a questo conformismo reazionario e tremebondo. Raccoglie saggi ostinatamente sintonizzati con la carica anti-autoritaria, anti-statale e anti-capitalista oggi lasciata nel lato oscuro della storia. In Claire Fontaine, Marco Scotini, Giuseppe Allegri, Pierre Dardot, Gilda Policastro, Lidia Riviello, Cristina Morini, Ida Dominjanni, Bifo, Andrea Colombo, Benedetto Vecchi, Giovanna Ferrara, Franco Piperno, tra gli altri, in totale 28 autrici e autori, emerge un aspetto unico in questo cinquantenario condotto in tono minore. Si dice che il Sessantotto “è l’inizio del nostro mondo”. La sua attualità consiste nel dimostrare la possibilità di “scioperare dalla paura” (della miseria, della polizia, del patriarcato, di non essere “normali”) e inventare insieme una forma di vita che ribalta il rapporto di forza con il potere che la assoggetta. I riferimenti all’arte, al cinema, alla letteratura e alla musica, oltre che ai movimenti a cominciare da quello delle donne permettono di capire che un movimento non è solo rivolta libertaria, o generazionale, né impero della politica “rivoluzionaria” o “di classe”.
OGNI MOVIMENTO – in questo mondo che è iniziato allora, e il Sessantotto non è stato un’eccezione, ma la prima volta – è in primo luogo una forma di sentire produttivo, riproducibile e tramandabile che ha al centro le facoltà dei soggetti e le loro relazioni. Non solo, dunque, la produzione materiale, la tecnologia, il politico. È ancora oggi, il Sessantotto, un prototipo di politica incarnata, un’etica della vita di chi si conduce criticamente in un mondo ridotto a rapporti servili, devastati dal microfascismo psichico delle passioni tristi o dell’auto-sabotaggio nel “realismo capitalista”.
NON E’UN IDEA PLATONICA, è un’“invenzione politica” alla portata di una prassi, individuale e collettiva imprevedibile e concreta. Il Sessantotto è un “sentiero interrotto”, lo si può riprendere. Anche se viviamo nella “carestia del desiderio”, non è escluso che si possa ricominciare a esprimerlo. Non è volontarismo, è l’opposto. La percezione di un possibile materiale e ideale ci attraversa, già ora, per quello che siamo, e non per quello che dovremmo essere. Oggi questa potenza, invece, è espressa con fatica nel suo opposto, facendoci illudere che la fine sia già arrivata, mentre siamo solo all’inizio. La vita è un rovesciamento delle prospettive. Politica è quella che lo rende desiderabile.

* Il libro sarà presentato al Livre Festival a Esc mercoledì 19 dicembre ore 18 a Roma. con i curatori del libro intervengono: Paolo Virno, Lidia Riviello, Augusto Illuminati, Francesco Raparelli, Giovanna Ferrara

UN ASSAGGIO

Introduzione
di Ilaria Bussoni, Nicolas Martino

Quello che avete davanti non è un libro di e per reduci, e non è un libro di memorie. Non è un libro nostalgico, che vuole ricordare i bei tempi andati, e non vuole celebrare una presunta migliore gioventù. Tutt’altro. Questo libro è scritto, per la maggior parte, da persone che al ’68 non parteciparono, perché allora non erano, ancora, neppure nate. Filosofi, critici, storici, giornalisti, militanti, artisti e professionisti di professioni innominabili che su quell’evento riflettono per cercare di capirne l’attualità, ovvero la portata rivoluzionaria che temi, gesti e posture di allora hanno avuto nel tempo, possono avere ancora oggi, e potranno avere domani. Non è quindi un libro che guarda al passato, ma è rivolto ostinatamente al futuro. Certo molti dei saggi qui contenuti ricostruiscono minuziosamente momenti e passaggi determinanti del Maggio, ma sempre per saggiarne la portata radicale nel tempo che viene. Quali rotture ha determinato il ’68 e in che misura alcune di queste continuano a risuonare ancora oggi tra le generazioni più giovani? L’uscita dalla fabbrica e il rifiuto del lavoro, la rivoluzione copernicana del conflitto di classe e della vita quotidiana, la trasformazione radicale delle relazioni tra i sessi e le generazioni, la questione del sapere e delle sue istituzioni, il rapporto con l’autorità, la salute mentale, il privato che si fa politico. La creatività come strumento di lotta, l’arte che si fa povera e militante, la bellezza che scende nelle strade e l’avanguardia che sembra finalmente farsi vita chiudono il secolo breve e aprono la strada a quel lavoro culturale diffuso che caratterizza il nostro tempo e la sua economia, le sue nuove subordinazioni e le brecce di sempre rinnovate vie di fuga. Sono queste le domande e i temi affrontanti dagli interventi a più voci di autori di generazioni diverse.
L’occasione per pubblicarli nasce da una serie di quattro tavole rotonde sul ’68 organizzate, su iniziativa di Cristiana Collu, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, in coincidenza con la mostra, a cura di Ester Coen, È solo un inizio. 1968 (dal 3 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018). I temi scelti per gli incontri, curati e coordinati da noi, sono stati il rifiuto (con Giuseppe Allegri, Franco Berardi Bifo, Federico Chicchi, Pierre Dardot, Franco Piperno, Vincenzo Ostuni), gli affetti (con Ida Dominijanni, Letizia Paolozzi, Gilda Policastro, Sarantis Thanopulos, Federico Zappino), e la creatività, (con Nanni Balestrini, Ester Coen, Andrea Cortellessa, Paolo Virno); a questi si è aggiunto un finissage che presentava il giornale/catalogo della mostra e rilanciava ulteriormente i temi delle tavole rotonde (con noi due, Giovanna Ferrara, Francesco Raparelli, Lidia Riviello). Il libro, oltre ad accogliere gli interventi presentati in quella occasione, contiene anche gli interventi di alcuni autori che non sono scritti di persona agli incontri, ma avrebbero potuto, per la loro affinità con l’approccio proposto dall’iniziativa (Eric Alliez, Daniel Blanchard, Andrea Colombo, Claire Fontaine, Piero Gilardi, Gabriele Guercio, Maurizio Lazzarato, Cristina Morini, Marco Scotini, Elvira Vannini, Benedetto Vecchi). A mo’ di appendice, chiude il libro la poesia di Nanni Balestrini, Istruzioni preliminari, presentata in anteprima in occasione dell’ultima tavola rotonda alla Galleria Nazionale.