Connessioni ecologiche

 14.00

Andrea Ghelfi (a cira di)

pp. 159
Anno 2022 (ottobre)
ISBN 9788869482328

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Descrizione

Commessioni ecologiche
Per una politica della rigenerazione: leggendo Haraway, Stengers e Latour
Introduzione e cura di Andrea Ghelfi

L’ecologia politica è un campo di studi che negli ultimi cinquant’anni ha politicizzato in molti modi l’impatto della produzione e riproduzione umana sull’ambiente. Negli ultimi anni una serie di prospettive emergenti, all’intersezione tra antropologia culturale, geografia, filosofia della scienza, sociologia dell’ambiente, science and technology studies ed environmental humanities, stanno sviluppando una comprensione dell’ecologia politica oltre la moderna divisione tra società e ambiente. In questo dibattito i lavori di Haraway, Stengers e Latour forniscono un contributo fondamentale per dare corpo a un pensiero in grado di evidenziare l’interconnessione di umani, animali, piante e mondi geofisici, così come l’intreccio di ecosistemi, tecnologie, istituzioni e culture. Mentre la prospettiva ambientale si concentra principalmente sulla natura non umana, il pensiero ecologico che emerge da queste traiettorie comprende la complessa rete che lega insieme umani, non umani e sistemi planetari.
A partire da Haraway, Stengers e Latour, le riflessioni raccolte in questo volume si interrogano su cosa possa significare costruire connessioni “in/appropriate” a partire dalle esperienze e della narrazioni femministe, sul nesso tecnoscienza, biologia e futuri possibili, sulla criticità dei nostri ecosistemi, su vizi e virtù della postcritica, sui concetti di Gaia e cosmopolitica. La lettura di Haraway, Stengers e Latour è qui esplicitamente messa in relazione con una tensione politica che ci aiuta non solo a comprendere, ma ad agire nel nostro presente.
Il volume si chiude con un testo della stessa Stengers, inedito nella nostra lingua.

Contributi di Mirko Alagna, Angela Balzano, Michele Bandiera, Nicola Capone, Carlotta Cossutta, Francesco Di Maio, Enrico Milazzo, Gilberto Pierazzuoli, Miriam Tola, Elisa Virgili

Andrea Ghelfi è ricercatore in sociologia dell’ambiente e del territorio presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze. Partecipa alle attività di ricerca dell’Institute for Science and Society (School of Sociology and Social Policy, University of Nottingham) ed è membro del centro di ricerca sulle transizioni ecologiche EcoSocieties (University of Nottingham).

RASSEGNA STAMPA

UN ASSAGGIO

Indice

7 Introduzione
Terrestre, Chthulucene, Cosmopolitica
di Andrea Ghelfi

23 Never Alone. Costruire connessioni in/appropriate
di Carlotta Cossutta

33 Dal Pianeta Haraway al Pianeta Terra: se le cyborg cambiano
può darsi cambi anche il mondo
di Angela Balzano

47 Corpo a corpo tra Haraway e il marxismo
di Miriam Tola

59 Immaginare nuove alleanze: lo xenofemminismo e il pensiero
di Donna Haraway
di Elisa Virgili

72 Ibridi ed enunciazioni. Attorno a Bruno Latour.
di Francesco Di Maio

84 Pura superficie
di Mirko Alagna

99 Una cosmo-politica per Gaia
di Gilberto Pierazzuoli

112 Ecodomìa del comune. Note su come rifare il mondo restando felici
di Nicola Capone

127 Latour e Stengers tra gli ulivi di Puglia
di Michele Bandiera e Enrico Milazzo

145 L’arte di osservare
di Isabelle Stengers

Introduzione
Terrestre, Chthulucene, Cosmopolitica
di Andrea Ghelfi

Il sintomo Antropocene testimonia le tracce indelebili della presenza umana sul pianeta Terra e il divenire pericolosamente instabile dei sistemi relazionali Terra-umani. Sesta estinzione di massa, crisi climatica, esaurimento dei suoli, acidificazione degli oceani, migrazioni forzate, distruzione delle foreste, coronavirus. Le tracce del conflitto ecologico chiamato Antropocene sono ovunque, mentre le modificazioni chimiche, biologiche e geofisiche della Terra comportano conseguenze sempre più ingovernabili. Come sostiene Crutzen, viviamo in “terra incognita” (Crutzen 2002). Questa è la nuova condizione ecologica. Coloro che sono apparsi con l’atteggiamento di una potenza colonizzatrice – i principali attori del conflitto ecologico – sono ora minacciati tanto quanto i mondi che hanno radicalmente modificato e distrutto quando hanno preso le redini di ciò che hanno chiamato “terra nullius” (de la Cadena and Blaser 2018): terra libera da afferrare, materia libera da smaltire e materiali liberi da prelevare in un’estrazione accelerata di risorse naturali finalizzata a soddisfare una domanda globale di minerali ed energia. Siamo nel mezzo di un conflitto ecologico profondo, nel bel mezzo del potere distruttivo dell’Antropocene, tra una moltitudine di problemi ecologici. Questa condizione di imprevedibilità ci costringe a rimanere con le “molte intrusioni di Gaia” (Stengers 2017): la scomoda verità che le crisi ecologiche fanno parte del nostro presente e del nostro futuro. Gaia è il nome di una divinità mitologica greca che mostra una decisa indifferenza nei confronti degli effetti delle sue azioni: Gaia non agisce per punire qualcuno o per ristabilire la giustizia. Agisce, punto e basta. Le “intrusioni di Gaia” interrompono ogni idea di progresso storico, di umanesimo geocentrico, di natura passiva. Come ci ricorda il filosofo Michel Serres: “non dipende più da noi che tutto dipende da noi” (Serres 1995, p. 189). Questa affermazione non è un invito all’inazione. Al contrario, sembra contenere un invito all’azione, un invito a sperimentare nuovi modi di fare intraprendendo azioni – teoriche e pratiche – senza garanzie.
Tra le diverse prospettive teoriche che ci aiutano a pensare il problema della rigenerazione ecologica quelle di Donna Haraway, Bruno Latour e Isabelle Stengers mi paiono particolarmente efficaci in quanto in grado di coniugare una critica dell’umanesimo moderno con una comprensione dell’ecologia oltre la dicotomia natura-cultura. Haraway vede nell’esaurirsi della cultura dell’umanesimo moderno e nel simultaneo decentramento dell’umano in relazione al mondo materiale, alle tecnologie e ad altre specie una condizione di possibilità per sperimentare composizioni socio-materiali più ricche e convivenze multispecie più sostenibili. Latour ci invita a pensare la continuità di ogni azione mondana dentro a un continuum umano e non-umano, mostrandoci come una prospettiva ecologica possa essere sviluppata oltre una nozione normativa di natura, e oltre quel riduzionismo, umanista e moderno, che sempre più appare come l’esito di una purificazione che pretende di separare la società umana dal mondo materiale. Infine Stengers che ci chiede, nel tempo delle intrusioni di Gaia, di riattivare la nostra capacità di fare attenzione. In prima istanza dobbiamo fare attenzione a ciò da cui dipendiamo perché, ci dice Stengers, gli umani dipendono da qualcosa di più grande di loro, da un concatenamento di forze suscettibili e con le quali, tuttavia, dobbiamo comporci.
Queste tre prospettive teoriche, nelle quali ecologia e politica si ripiegano continuamente una sull’altra, attraversano tanto questa sezione introduttiva quanto le riflessioni e i contributi che trovate in questo libro. Nella prima sezione del volume, dedicata a Donna Haraway, Carlotta Cossutta ci invita a pensare cosa possa significare costruire connessioni in/appropriate a partire dalle esperienze e della narrazioni femministe; Angela Balzano esplora il pianeta Haraway seguendo le linee che congiungono la galassia della tecnoscienza, la meteora biologia e possibili altrove; Miriam Tola ci offre un denso e appassionato corpo a corpo tra Haraway e Marx e infine Elisa Virgili ci aiuta a comprendere il rapporto tra xenofemminismo e Haraway. Nella seconda sezione del volume, dedicata a Bruno Latour, Francesco Di Maio ci introduce nel laboratorio Latour attraverso una puntuale ricostruzione del posto che ibridi ed enunciazioni occupano nella sociologia dell’Actor Network Theory; Mirko Alagna ci restituisce vizi e virtù della postcritica, mentre Michele Bandiera e Enrico Milazzo situano Latour e Stengers tra gli ulivi della Puglia, nel tentativo di farci comprendere qualcosa di più su ecosistemi e batteri. Veniamo a Isabelle Stengers. I concetti di Gaia e cosmopolitica sono qui analizzati da Gilberto Pierazzuoli, e il pensiero di minoranza, che segna da sempre l’avventura intellettuale di questa importante filosofa belga, ispira le note di Nicola Capone su come rifare il mondo restando felici. Un testo inedito in lingua italiana chiude il volume: la prefazione di Isabelle Stengers all’edizione francese di The Mushroom at the End of the World: On the Possibility of Life in Capitalist Ruins di Anna Lowenhaupt Tsing. Tutti questi contributi sono stati pensati a partire da un luogo di conversazione. L’agriturismo Testalepre, nel comune di Greve in Chianti, ha ospitato due edizioni del Retreat Testalepre dedicate al pensiero di Haraway, Latour e Stengers nel settembre 2018 e nel settembre 2019. Le relazioni presentate in questo contesto seminariale sono state in seguito rielaborate dai singoli autori e autrici, e grazie all’interesse dell’editore ombre corte, oggi sono raccolte in questo volume.
L’ecologia politica è un campo di studi che negli ultimi cinquant’anni ha politicizzato in molti modi l’impatto della produzione e riproduzione umana sull’ambiente. Negli ultimi anni una serie di prospettive emergenti, all’intersezione tra antropologia culturale, geografia, filosofia della scienza, sociologia dell’ambiente, science and technology studies ed environmental humanities, stanno sviluppando una comprensione dell’ecologia politica oltre la moderna biforcazione tra società e ambiente. In questo dibattito, Haraway, Stengers e Latour sono autori chiave per dare corpo a un pensiero ecologico in grado di evidenziare l’interconnessione di umani, animali, piante e mondi geofisici, così come l’intreccio di ecosistemi, tecnologie, istituzioni e culture. Mentre la prospettiva ambientale si concentra principalmente sulla natura non umana, il pensiero ecologico che emerge da queste traiettorie di studio comprende la complessa rete che lega insieme umani, non umani e sistemi planetari. Attraverso una piccola e parziale introduzione al pensiero ecologico di questi autori e autrici, nelle pagine che seguono intendo esplorare una rete di concetti chiave – quali terrestre, chthulucene, cosmopolitica – per pensare l’ecologia politica e la riparazione ecologica nel continuum quotidiano umano-non umano.

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