Attraverso Deleuze

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Ubaldo Fadini

pp. 144
Anno 2021 (14 gennaio)
ISBN 9788869481796

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Descrizione

Ubaldo Fadini
Attraverso Deleuze
Percorsi, incontri e linee di fuga

A partire da una serie di confronti, realizzati in gran parte dallo stesso Deleuze, il libro presenta l’opera complessiva di un filosofo tra i più letti e apprezzati del nostro tempo. Essi riguardano studiosi e temi, non solo della cultura filosofica, che risultano imprescindibili per afferrare al meglio un percorso di ricerca che altrimenti rischia di rimanere sfocato e talvolta frainteso, quando non consegnato a presunte parole d’ordine teorico di carattere spesso sibillino, sfuggente.
Ecco allora Deleuze che si rapporta a David Hume, Ernst Bloch, Michel Foucault, oppure che si rivolge a Marcel Proust e Antonin Artaud, tra gli innumerevoli altri, in modi tali da rendere poi possibile anche il collegamento a figure particolarmente significative della cultura novecentesca come Elias Canetti e Walter Benjamin.
Da questa insieme di confronti e di incontri scaturisce l’immagine di un filosofo senz’altro singolare, radicalmente estraneo a ogni dogmatismo dottrinale: un pensatore imprescindibile per qualunque tentativo di delineare, nel nostro presente, delle nuove vie di ricerca per un’impresa teorica che si voglia radicalmente critica e non cristallizzata nelle abituali e un po’ aride forme della settorializzazione disciplinare/accademica. Per il pensatore francese vale infatti ancora l’idea, da riprendere oggi con piena convinzione, che la sperimentazione filosofica sia strettamente collegata alla individuazione di nuove direzioni per l’avvenire, in un senso che si vuole effettivamente pratico.

Ubaldo Fadini insegna Filosofia morale presso l’Università di Firenze. Fa parte dei comitati di redazione e dei comitati scientifici di numerose riviste, tra cui “Aisthesis”, “Iride”, “Millepiani”, “Officine filosofiche”. Tra i suoi lavori più recenti: La vita eccentrica (2009), Fogli di via (2018) e, per i nostri tipi, Figure nel tempo (2003), Il futuro incerto (2013), Il tempo delle istituzioni (2016) e Il senso inatteso (2018), Velocità e attesa (2020).

Rassegna stampa

UN ASSAGGIO

Indice

7 Premessa. La porta di Alice

15 Capitolo primo. Deleuze/Guattari attraverso Bloch

30 Capitolo secondo. Deleuze attraverso Hume

56 Capitolo terzo. Per una diversa distanza: Deleuze e l’istituzione

73 Capitolo quarto. Deleuze attraverso Deleuze

91 Capitolo quinto. Deleuze esausto

108 Capitolo sesto. Interruzione. Artaud

116 Capitolo settimo. Passaggi proustiani: tra Benjamin e Deleuze

132 Capitolo ottavo. Deleuze attraverso il potere: per Foucault

140 Capitolo nono. Plus-Deleuze: attraverso il corpo-immagine


 

Premessa
La porta di Alice

Sono le “porticine”, nel senso di Alice, a interessarmi nella grande sala della costruzione concettuale deleuziana, soprattutto per la gioia che si prova ad aprirle. Certo, ci vogliono le chiavi giuste ed è così che si può capire il perché di tentativi rivolti a gettare uno sguardo più attento su temi, figure, interlocutori considerati comunque rilevanti nell’articolazione della ricerca complessiva del filosofo francese. Con quest’ultimo, il confronto/incontro, il “combattimento”, è indicativo di un trascorrere del tempo che per me ha avuto un valore essenziale e si è concretizzato – sullo sfondo di un processo di formazione intellettuale e politica riassumibile nella ripresa di temi “post-francofortesi” radicali e di una comprensione critica delle ragioni “forti” del pensiero neo-conservatore contemporaneo, di riconferma dei suoi principi-chiave (coltivati sempre in area di lingua tedesca) – in più testi, affettivamente segnati dagli “anni d’inverno” e poi dalle voglie di uscirne, in un qualche modo. Penso qui a Deleuze plurale. Per un pensiero nomade (1998) e a Figure nel tempo. A partire da Deleuze/Bacon (2003), al Seminario Permanente di Filosofia Contemporanea, tra Gallarate e Padova, a partire dai primi anni Novanta, alla rivista “Millepiani” e a tantissime altre espressioni di un rapporto, di una attenzione individuale e collettiva, sempre però “minore”, di un interesse preciso, determinato, verso ciò che prima di tutto si desidera leggere. Ed è così che si può comprendere meglio l’insistere sul Deleuze positivo, meglio: critico-affermativo, a partire dai suoi lavori giovanili, il ritornare incessante sul motivo dell’istituzione, quasi a saggiarne una possibilità di spesa non scontata, nel senso di un suo impiego per il conseguimento di soddisfazioni di carattere sociale, di segno decisamente emancipativo rispetto alle dogmatiche dominanti, di qualsiasi tipo.

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