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Morti senza sepoltura

pp. 107
Anno 2019
ISBN 9788869481161

10,00 

descrizione

Ottavia Salvador, Fabrizio Denunzio
Morti semza sepoltura
Tra processi migratori e narrativa neocoloniale

Appendice: Morti senza spazio e senza tempo di Abdelmalek Sayad

“Migranti economici” o “migranti politici”? Queste classificazioni ciniche e strumentali, forgiate nei laboratori di tanta sociologia etnocentrica di stampo neopositivista, e adottate acriticamente da leader istituzionali, hanno finito col costruire l’immaginario con il quale si tende a percepire il fenomeno migratorio.
In questo loro lavoro, i due autori provano a scardinarlo, introducendo un altro “tipo” di immigrati-emigrati, quelli morti, ritenendo che uno degli indicatori fondamentali e più affidabili con cui misurare la civiltà degli Stati d’accoglienza sia la sepoltura che essi riservano agli stranieri.
Alternando il materiale al simbolico, la ricerca etnografica all’analisi socio-culturale del romanzo neocoloniale italiano, il libro analizza le migrazioni e la causa storica che le produce e riproduce, il colonialismo, a partire dal lungo corteo di morti che lasciano al loro passaggio, da Majid E. K., morto a causa di un incidente mentre era trattenuto al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo all’eritrea Zeb’hí Tanqualít de Il tempo delle iene di Carlo Lucarelli, dai defunti nel mar Mediterraneo alla ragazza etiope senza nome de I fantasmi dell’Impero di Marco Consentino, Domenico Dodaro e Luigi Panella.
Come scrive Abdelmalek Sayad, nel saggio inedito in appendice: “La morte in immigrazione e in esilio è un momento di verità, la morte dello straniero e la morte in terra straniera è un momento di verità per tutti”.

Ottavia Salvador è una ricercatrice indipendente. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze sociali presso l’Università degli Studi di Genova, durante il quale ha svolto una ricerca etnografica, visuale e filmica intorno alle morti nelle migrazioni.

Fabrizio Denunzio è ricercatore in Sociologia dei processi culturali presso l’Università degli Studi di Salerno dove insegna Sociologia dei conflitti culturali. Di recente ha curato il volume Antonio Gramsci, Sul giornalismo. Un percorso attraverso i “Quaderni del carcere” (Orthotes, 2017) e pubblicato la monografia L’inconscio coloniale delle scienze umane. Rapporto sulle interpretazioni di Jules Verne dal 1949 al 1977 (Orthotes, 2018). Per ombre corte ha curato l’edizione di testi di Pierre Macherey e di Raymond Williams, e pubblicato monografie su Walter Benjamin, Adorno e Canetti.

un assaggio

Ottavia Salvador, Fabrizio Denunzio
Morti semza sepoltura
Tra processi migratori e narrativa neocoloniale

Appendice: Morti senza spazio e senza tempo di Abdelmalek Sayad

“Migranti economici” o “migranti politici”? Queste classificazioni ciniche e strumentali, forgiate nei laboratori di tanta sociologia etnocentrica di stampo neopositivista, e adottate acriticamente da leader istituzionali, hanno finito col costruire l’immaginario con il quale si tende a percepire il fenomeno migratorio.
In questo loro lavoro, i due autori provano a scardinarlo, introducendo un altro “tipo” di immigrati-emigrati, quelli morti, ritenendo che uno degli indicatori fondamentali e più affidabili con cui misurare la civiltà degli Stati d’accoglienza sia la sepoltura che essi riservano agli stranieri.
Alternando il materiale al simbolico, la ricerca etnografica all’analisi socio-culturale del romanzo neocoloniale italiano, il libro analizza le migrazioni e la causa storica che le produce e riproduce, il colonialismo, a partire dal lungo corteo di morti che lasciano al loro passaggio, da Majid E. K., morto a causa di un incidente mentre era trattenuto al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo all’eritrea Zeb’hí Tanqualít de Il tempo delle iene di Carlo Lucarelli, dai defunti nel mar Mediterraneo alla ragazza etiope senza nome de I fantasmi dell’Impero di Marco Consentino, Domenico Dodaro e Luigi Panella.
Come scrive Abdelmalek Sayad, nel saggio inedito in appendice: “La morte in immigrazione e in esilio è un momento di verità, la morte dello straniero e la morte in terra straniera è un momento di verità per tutti”.

Ottavia Salvador è una ricercatrice indipendente. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze sociali presso l’Università degli Studi di Genova, durante il quale ha svolto una ricerca etnografica, visuale e filmica intorno alle morti nelle migrazioni.

Fabrizio Denunzio è ricercatore in Sociologia dei processi culturali presso l’Università degli Studi di Salerno dove insegna Sociologia dei conflitti culturali. Di recente ha curato il volume Antonio Gramsci, Sul giornalismo. Un percorso attraverso i “Quaderni del carcere” (Orthotes, 2017) e pubblicato la monografia L’inconscio coloniale delle scienze umane. Rapporto sulle interpretazioni di Jules Verne dal 1949 al 1977 (Orthotes, 2018). Per ombre corte ha curato l’edizione di testi di Pierre Macherey e di Raymond Williams, e pubblicato monografie su Walter Benjamin, Adorno e Canetti.

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