pp. 140
Anno 2021 (marzo)
ISBN 9788869481864
13,00 €
Eduardo Viveiros de Castro
L'intempestivo, ancora
Pierre Clastres di fronte allo Stato
Postfazione di Roberto Beneduce
Sul finire degli anni Sessanta, Pierre Clastres lancia una sfida all’etnocentrismo della ragione politica occidentale: e se le società amerindiane, accusate dai colonizzatori europei di essere “senza fede, né legge, né re” non mancassero di nulla? E se formassero, più che delle società “senza Stato”, delle società “contro lo Stato”? Tutta l’opera di Clastres esplorerà le conseguenze di questo cambiamento di prospettiva.
In questo saggio, Eduardo Viveiros de Castro si propone di interrogare l’intempestività dell’opera di Clastres. Quale spostamento operare in questo pensiero per riattualizzarlo in un’epoca in cui i movimenti dei popoli autoctoni ci impongono di passare “dal silenzio al dialogo”, e in cui la crisi ambientale globale presuppone che si trasformi il nostro modo di abitare la Terra? Ritornando a Clastres, Viveiros de Castro mostra ciò che l’antropologia può darci seguendo la via di un “divenire-indigeno” del concetto di politica: un compito urgente di fronte alle contemporanee derive dello Stato-nazione.
“Clastres intempestivo? Certo, ma è del resto questa la caratteristica del profeta e di una parola che insorge, giungendo spesso troppo presto o troppo tardi. È questo carattere a farne la grandezza...” (Roberto Beneduce)
Eduardo Viveiros de Castro è professore di antropologia al Museo Nazionale di Rio de Janeiro, dopo aver insegnato a Cambridge, Chicago e Parigi. Tra i suoi numerosi lavori tradotti in varie lingue, ricordiamo The Relative Native (Hau Books, 2015) Esiste un mondo a venire? Saggio sulle paure della fine (scritto con Deborah Danowski, nottetempo, 2017), Prospettivismo cosmologico in Amazzonia e altrove (Quodlibet, 2019) e, per i nostri tipi, Metafisiche cannibali. Elementi di antropologia post-strutturale (2019).
Eduardo Viveiros de Castro
L'intempestivo, ancora
Pierre Clastres di fronte allo Stato
Postfazione di Roberto Beneduce
Sul finire degli anni Sessanta, Pierre Clastres lancia una sfida all’etnocentrismo della ragione politica occidentale: e se le società amerindiane, accusate dai colonizzatori europei di essere “senza fede, né legge, né re” non mancassero di nulla? E se formassero, più che delle società “senza Stato”, delle società “contro lo Stato”? Tutta l’opera di Clastres esplorerà le conseguenze di questo cambiamento di prospettiva.
In questo saggio, Eduardo Viveiros de Castro si propone di interrogare l’intempestività dell’opera di Clastres. Quale spostamento operare in questo pensiero per riattualizzarlo in un’epoca in cui i movimenti dei popoli autoctoni ci impongono di passare “dal silenzio al dialogo”, e in cui la crisi ambientale globale presuppone che si trasformi il nostro modo di abitare la Terra? Ritornando a Clastres, Viveiros de Castro mostra ciò che l’antropologia può darci seguendo la via di un “divenire-indigeno” del concetto di politica: un compito urgente di fronte alle contemporanee derive dello Stato-nazione.
“Clastres intempestivo? Certo, ma è del resto questa la caratteristica del profeta e di una parola che insorge, giungendo spesso troppo presto o troppo tardi. È questo carattere a farne la grandezza...” (Roberto Beneduce)
Eduardo Viveiros de Castro è professore di antropologia al Museo Nazionale di Rio de Janeiro, dopo aver insegnato a Cambridge, Chicago e Parigi. Tra i suoi numerosi lavori tradotti in varie lingue, ricordiamo The Relative Native (Hau Books, 2015) Esiste un mondo a venire? Saggio sulle paure della fine (scritto con Deborah Danowski, nottetempo, 2017), Prospettivismo cosmologico in Amazzonia e altrove (Quodlibet, 2019) e, per i nostri tipi, Metafisiche cannibali. Elementi di antropologia post-strutturale (2019).